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Visualizzazione dei post da gennaio, 2012

La paura dell'ignoto




Terremoto ,Parma, Via Mordacci.
La più antica e potente emozione umana è la paura, e la paura più antica e potente è la paura dell'ignoto
 (Howard Phillips Lovecraft)
Ogni paura è fondamentalmente orientata verso la morte. Qualunque sia la sua forma, la sua modalità, qualunque sia il suo aspetto, il suo nome, ogni paura è orientata verso la morte. Se vai in profondità, scoprirai di aver paura della morte. (Osho Rajneesh)

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foto in attesa di conf
Parma, 25/01/Via Mordacci .Una scossa tremenda e lunga . Ore 9.06 ,ero sotto la doccia il panico .nudo di fronte agli eventi .Fuga in strada. Per adesso a parte qualche crepa non si notano danni.Le persone anziane da aiutare i piccoli da portare fuori aspettiamo le verifiche e le comunicazioni dalla protezione civile.
Il terremoto di questa mattina alle 9 è stato sentito in tutto il nord Italia, l'epicentro secondo il sito americano più autorevole nel campo dei terremoti è tra Verona e Parma, quindi ai confini tra Veneto, Emilia e Lombardia, probabilmente nel Reggiano. Le news dicono a Brescello la terra di don Camillo. Secondo il sito dell'USGS americano. l'epicentro è a nord di Parma, sarebbe successo a 40 chilometri di profondità.Oggi pomeriggio 27/01 un’altra scossa alle 15,53  questa volta sono al lavoro.Epicentro Corniglio 60 Kilometri di profondità.Piano di evacuazione riuscito.(work in progress)


Camminare in città a piedi nudi


Le città come i sogni sono costruite di desideri e di paure
I.Calvino

photo by A.Navarro Tàppero


Premesso che:L’esistenza dell’umanità è solo un battito di ciglia rispetto alla storia della terra e che l’epoca moderna è solo una millesima parte della storia dell’umanità.
In questo momento della storia  le città sono solo luoghi di paura e delirio e alienazione.La città ideale non è un concetto nuovo . Al centro di un intenso dibattito nel Rinascimento, divenne uno dei grandi temi su cui si appuntò l'elaborazione teorica dell'arte e dell'architettura. A quei grandi temi la riflessione sulla città ideale era peraltro organicamente legata: la rinnovata affermazione della centralità dell’uomo .Ora quell’idea è superata si sente l’esigenza vitale di mettere la centralità della natura e costruire la città intorno. Conservare tutto ciò che è bello e ripensarlo in armonia con la natura. Un uomo diverso, più proiettato verso la meditazione interiore che verso il caos la velocità e la frenesia. Quando nel Rinascimento si pensò alla città ideale , s’immaginava più a un centro politico-commerciale con tutta la campagna intorno. Ora tutto ciò non esiste più giacché ” la campagna intorno” è sparita. La tecnologia può essere usata per ripensare le città,che dovrebbero essere un luogo dove si vive in armonia con la natura. Quello che appunto manca è la natura ormai si vive in un luogo di monocultura umana e le nostre cose, i nostri rumori, gli odori, i rifiuti . Il mio grande sogno riportare la natura nelle città. Mi chiedo:” È per questo che ci affanniamo tutti i santi giorni della nostra vita?”. Se dovessi costruire una nuova città ,sarebbe off-limits per le auto. Per le strade solo ,biciclette,e tolleranza zero verso i rumori. Nel lontano 1980 quando mi trasferì alle Seychelles per un po’ di tempo ospite del mio amico Riccardo ricordo ancora la meraviglia quando mi venne a prendere all'aeroporto di Mahe . A parte il clima ,la bellezza dei colori e il profumo quello che ho ancora vivido nella mente è che lui come la maggior parte degli abitanti fossero a piedi nudi – Camminare in una città a piedi nudi .-”Titti ma si può?”-“Mik Si deve”. Tolte le scarpe,come un bambino ritrovai il contatto con la madre terra,la sensazione di essere finalmente libero, non perché fossi scalzo ma per il semplice motivo che potevo entrare in qualsiasi luogo di quella città a piedi nudi e in braghette. Senza nessun limite.  È una delle esperienze più intense che ancora ricordo,nessuna opinione mi importava, avevo ritrovato la maniera per stare intimamente con la mia madre , sentivo che ogni passo aveva uno scopo,vivevo. Le mie scarpe finirono in un angolo dimenticate. Quando poi vidi La Digue un'isola fuori dal tempo, senza auto, il mio sogno divenne realtà. Solo le biciclette  come unico mezzo di locomozione,e carri trainati da buoi come taxi ricordo ancora il dolce rumore della catena della bici, le mie orecchie avevano finalmente lo scopo di esistere, il mio naso di respirare, i miei occhi liberi senza più incontrare gli orribili insediamenti umani. Tutto il mio essere insieme a far parte della meraviglia della natura,senza denaro la felicità cristallina di un ragazzo vivo, mentre mangiare, amare ,ridere e piangere  avevano finalmente un senso. Ora purtroppo tutto ciò non esiste più ,la globalizzazione si è mangiata tutto e i mitici Seycheloise son entrati purtroppo a far parte di quest’assurdo mondo.Un altro momento magico è stato quando sono ritornato ad Asmara . A Massawa, Un giorno durante una delle mie lunghe passeggiate a Gurgusum , una spiaggia lunghissima, mi sono accorto che camminando ero arrivato in un posto fuori dal mondo a destra il mare davanti e dietro  il nulla .Senza traccia di essere umano, una razza maculata si avvicino leggera alla riva come volesse comunicare e li in quel momento mi scatto la molla interna.



Amazzonia dream

Chazuta,San Martin Perù
6° 34’ 19” S
76° 07’ 50” O


RÊVER
Je vous souhaite des rêves à n'en plus finir
et l'envie furieuse d'en réaliser quelques uns.
Je vous souhaite d'aimer ce qu'il faut aimer
et d'oublier ce qu'il faut oublier.
Je vous souhaite des silences.
Je vous souhaite des chants d'oiseaux au réveil
et des rires d'enfants.
Je vous souhaite de résister à l'enlisement,
à l'indifférence, aux vertus négatives de notre époque.
Je vous souhaite surtout d'être vous.
Jacques Brel

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 Rumori della montagna

pubblicata da Steven Busignani

Nonostante l’ingrandirsi di nuvole dense e bianche come il latte e numerosi tuoni, il sole era tornato di nuovo al villaggio.




Sound night in Amazzonia video by S.Busignani

Le ventisei famiglie erano riunite in una grande capanna rotonda dal tetto di palma, doveva essere
qualcosa di importante visto che partecipavano alla riunione anche le donne.
Avevano deciso quell’incontro all’improvviso per alcuni fatti che interessavano la foresta.
-Già di ritorno?
Chiese vedendo arrivare Leo.
-Si, non sai che chiasso!
-Che succede?

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-Hanno deciso di cambiare capo villaggio. Roldan è troppo giovane per assumersi la responsabilità. 
L’anziano dei Chucandama ha deciso da solo di assumersi l’onere.
-Immaginavo qualcosa del genere visto che i Chucandama sono il clan più potente. Roldan
è un bravo uomo, ma anche secondo me è troppo giovane per quell’incarico.
-Io… lo stesso me ne sono andata, non sopporto quegli arroganti. Avevo voglia di parlare, ma ho avuto paura.




-Paura? E di che?
-Se avessi parlato, avrei detto cose con rabbia, offendendo di sicuro l’anziano, per cui mi sarei
pentita cosi me ne sono andata prima. Ma non ci voglio più pensare.
-Sto andando al torrente, ti accompagno.
I bambini pescavano imitando i grandi. Era la stagione secca, l’acqua bassa permetteva di avvicinarsi 
alle rocce facilitando cosi la cattura del Carachama una specie di pesce gatto che vive nascosto sotto
le pietre cibandosi sul fondale.
Il sole alto illuminava le chiome degli alberi e radi raggi di luce raggiungevano l’acqua del torrente 
illuminando il fondale e facendolo brillare come un metallo prezioso, il suono degli insetti si fece 
fortissimo, la riunione era finita, la gente stava tornando alle capanne.
Larry un bambino di otto anni nell’acqua ispezionava con un bastone una pietra poco distante.
-Hai visto come brilla la sabbia li? Brilla come l’oro.
Dissi facendogli notare quei bei riflessi.
- Che cos'è l’oro?
Rispose incuriosito Larry. Non aveva mai sentito quella parola.
Aquilino, un anziano arrivo nei pressi del torrente.
-Come è andato l’incontro? Ci sono novità?
Chiese curioso approfittando del momento

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-C'è qualcuno sulla montagna.
Disse, senza sembrare troppo convinto.
-Stanno rubando gli alberi?
Di solito sono i ladri di legname che si avventurano nel bosco senza il permesso del villaggio.
-No, quelli non arrivano lassù. Non ci sono sentieri poi sarebbe troppo faticoso farlo.
Guardammo impressionati verso la montagna che maestosa si alzava protetta dalla foresta.
-E' la casa dell’otorongo (giaguaro), si deve rispettare.
I nativi credono che lo spirito della foresta vive sulla montagna e se malauguratamente decidesse
di scendere ai villaggi porterebbe la morte.
Sembrava impossibile che qualcuno fosse arrivato fin lassù.
Alla riunione si era deciso di formare un gruppo di esploratori per andare a verificare quello che da giorni alcuni 
percepivano come un rumore sordo proveniente dalla montagna, sia stata la voce dello spirito della foresta?
I giovani volontari della spedizione si prepararono bevendo estratti di vegetali, cosi come facevano quando
partivano per la caccia. Le erbe li aiutano a sopportare la fame, la stanchezza e infondono loro vigore e coraggio.
Partirono in fila, ordinati ed in silenzio poco prima dell’alba.
Il torrente arriva dalla montagna, il villaggio è costruito in alto vicino all’acqua.

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L’acqua è vitale per il villaggio, serve per bere, per lavarsi, per pescare.
Al secondo giorno dalla partenza del gruppo dei giovani, una grande quantità di fango scese
dalla montagna trasformando l’acqua del torrente in melma rossa rendendolo inutilizzabile, ma al quinto giorno, dopo faticose
ricerche per trovare acqua potabile, tornò limpido e cristallino come prima. Qualcuno credeva che la storia dell’acqua fosse
dovuta alla montagna che si vendicava per essere stata profanata.
Presto scoprirono come andavano veramente le cose.
Una mattina, al villaggio arrivarono un gruppo di operai, tecnici , un ingegnere tutti indossando un casco protettivo da lavoro giallo di plastica.
Ci stringemmo curiosi attorno agli operai.
-Stiamo facendo prove e rilevamenti. Dobbiamo decidere dove passare con la strada e con i ponti.
Mentre parlava, gli operai con una bomboletta spray segnavano grandi alberi da abbattere che come condannati aspettavano in silenzio la propria sentenza.
Anche il villaggio si sentiva in qualche modo come quegli alberi, costretti a subire una volontà estranea, più forte.
-Una strada?
-Si una strada.
Rispose chiaro un caposquadra, mentre il ritmo della foresta muto d’accento per il passaggio di un elicottero che volava verso la montagna.
-Ci sarà una miniera lassù. Il governo ha già concesso l’autorizzazione.
Disse l’ingegnere segnando con il dito la montagna.
Quando i giovani tornarono al villaggio, la loro vita non sarebbe stata più quella di prima


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Steven Busignani

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Gli alieni sono già qui




Sono un alieno? I miei appunti schizzo di Mik Fedele alias Miksocrate

Mi sono imbattuto in questo video nel web ,una grossa la tentazione di condividerlo,solo che la cornice che lo ospitava non mi garbava, e voilà eccolo qui nel blog.Il mimetismo è affrontato in filosofia del linguaggio come arte nobile a differenza del trasformismo che è considerato negativo.La differenza è ovvia.Qui cercherò di affrontare non me ne vogliano i saggi in maniera leggera e dolce il mimetismo del linguaggio. L’amico Yonas ieri ha scatenato un fuggi fuggi citando il grande e intoccabile Ludwig Wittgenstein.
che si può riassumere in otto punti
1. Il mondo è tutto ciò che accade.
2. Ciò che accade, il fatto, è il sussistere di stati di cose.
3. L'immagine logica dei fatti è il pensiero.
4. Il pensiero è la proposizione munita di senso.
5. La proposizione è una funzione di verità delle proposizioni elementari.
6. La forma generale della funzione di verità è .
7. Su ciò di cui non si può parlare, si deve tacere.
"Se una cosa può essere detta con le parole, allora può anche essere detta con parole semplici"Alla faccia provate a leggere le sue opere.
Ma Partiamo dallo zio Socrate:
Osserva Socrate che con il convenzionalismo vi potrebbe essere un continuo mutamento dei nomi, per capriccio o arbitrio di singoli, tale che si renderebbe impossibile qualsiasi comunicazione. Non va meglio per il naturalismo che Socrate chiama "mimetico", nel senso che pretende di sostenere che i suoni del linguaggio imiterebbero alcuni aspetti della realtà della cosa. Così ad esempio la lettera "l" ben si adatta a realtà "levigate", mentre la "r" a cose scorrevoli ("scorrere" in greco si dice rhein) e così via. Ma il mimetismo non è sostenibile: in primo luogo perché esso tutt'al più renderebbe alcuni particolari aspetti della cosa e non la sua interezza e poi, anche se questa coincidenza perfetta di nome e realtà poi avvenisse veramente, si renderebbe impossibile ogni sapere, non potendo più distinguere tra il nome e la realtà. In secondo luogo il mimetismo è messo in dubbio dallo stesso linguaggio quando ad esempio utilizza la stessa lettera "l" per dare conto di realtà niente affatto "lisce" come la parola sklérotes che vuol dire "durezza".L'imitazione del bello della natura o si volge a un singolo oggetto oppure raccoglie le osservazioni fatte su diversi soggetti e le mette insieme su uno solo. La prima si chiama copia, simile, ritratto... La seconda invece è la via che porta al bello universale e alle figure ideali, ed è quella che hanno seguito i greci (J. Winckelmann,1756) Mimesi viene dalla parola greca μίμησι(derivata a sua volta dal verbo μιμεîσθαι), che significa imitazione. In particolar modo ci si riferisce all'imitazione della realtà e della natura che è il fondamento, secondo l'estetica classica, della creazione artistica.





 Ogni forma d'arte sarebbe così un'attività di mimesi

mi sono riletto un po' di appunti giovanili. L'unico che mi ha convinto sulla filosofia del linguaggio a parte Socrate è Jacques Lacan che riesce a fare un mix tra psicanalisi e filosofia riuscendo nel complesso a soddisfare la mia illusione di sapere anche se la vedo dura come diceva Socrate "una via senza uscita".Ludwig Wittgenstein è fantastico devo avere in giro ancora i miei appunti "come spiegare LW a un bambino" mi riprometto di cercarli.Per Nevio credo che tutto parta nel capire se un cosa ha un nome quindi "esiste" e se non ha un nome non esiste .Quesito filosofico dei più ostici, si sono cimentati tutti i grandi. Ma se io l'oggetto lo vedo,ma non ha un nome, esiste?.Come vedi la situazione è complessa.Dunque, il linguaggio non può spiegare se stesso. Io non ti posso insegnare il tigrino parlandoti solo tigrino. Devo accompagnare le parole con azioni e oggetti, in modo che tu colleghi il sistema verbale alla realtà.
Per esempio, se sollevo un gatto e dico "Gino", la prossima volta che io dirò "Gino" tu penserai ad un gatto.
 Ma se io ti ripetessi "Billy" all' infinito, tu mai e poi mai potresti collegarlo al giusto concetto. (in questo caso il "cane")
Intuitivamente, se io dicessi che Socrate è dotato di caratteristiche positive, e l'esistenza è caratteristica positiva, allora avrei dimostrato che Socrate esiste. In realtà ho solo immaginato un modello in cui, se questo ipotetico Socrate esistesse, sarebbe esistente. Dunque non ho dimostrato nulla, né ho aggiunto o tolto nulla alla effettiva esistenza di Socrate


Nel video si nota la massima espressione del mimetismo nel linguaggio universale. Mi sto incartando,mollo,e solo per stimolare la vostra curiosità .Sono studi complessi " se una cosa può essere detta con le parole, allora quella cosa può essere detta con parole semplici" est  facile a parole, lascio volentieri la palla a Yonas. Per quel che riguarda Jacques Lacan, (Parigi 13 aprile 1901 - 9 settembre 1981) psichiatra e filosofo francese nonché uno dei maggiori psicoanalisti,la comprensione del desiderio passa attraverso l'oggetto inattingibile che costituisce la Cosa e che procura l'insoddisfazione perpetua del desiderio. 
Chi è sottoposto all'analisi cerca qual è l'oggetto del desiderio cioè la sua interezza ontologica. Essendo il linguaggio un cerchio chiuso, il soggetto non giunge mai a comprendere il significato dei simboli che lo costituiscono.
Ora chi subisce l'analisi pensa che l'analista sarà capace di rivelargli il significato simbolico dei suoi desideri che egli esprime attraverso il linguaggio, pensa che egli sia Il Grande Altro che detiene la chiave del linguaggio. Lacan pensa che l'analista debba far scoprire che il Grande Altro non esiste e che non c'è nessun significato, il suo ruolo è dunque quello di fare riconoscere la "mancanza d'essere".
Socrate, secondo Lacan, è dunque questo "analista" che attraverso i suoi dialoghi cerca la definizione del senso delle cose. Alcuni credono da quel momento che egli possa avere accesso al Sommo Bene (come chi è sottoposto ad analisi crede che l'analista possieda le chiavi del linguaggio) mentre i dialoghi socratici sono puramente aporetici (senza via d'uscita). Socrate mette gli interlocutori di fronte alle proprie contraddizioni, egli li spinge a riflettere sulle proprie concezioni affinché siano coerenti. La sua posizione antidogmatica non permette il passaggio verso nessun sapere, si tratta al contrario di far capire che nessun sapere è possibile né accessibile tramite il linguaggio.
È questo lo scopo dell'analista, fa capire a chi è in analisi che l'oggetto finale del desiderio, nella rappresentazione simbolica del linguaggio, non è né conoscibile né accessibile.Sono forti questi filosofi.

testi consultati per chi “volesse approfondire”
Caterina Marrone, I segni dell'inganno. Semiotica della crittografia,
Cfr. Mark Buchan, A Companion to Socrates,
Ludwig Wittgenstein, Tractatus logico-philosophicus
Jacques Lacan e il trauma del linguaggio

Miksocrate


mf

A spasso con Renny

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I bei ricordi sono come le prime gocce di pioggia di un temporale estivo.
Non ho posseduto tante auto ma sicuramente quella che ho amato di più è stata la Renault 4 rossa. 






Quanti ricordi, se devo dare un voto della mia vita in quel periodo, direi un otto.Le Ho voluto dedicare uno spazio con un post in questo blog.Ero vicino alla mia Renault 4, dentro una canadese con il mare davanti e il vento tiepido che lessi una poesia di Santayana che mi emozionò in modo indicibile. Cape Cod. Continuo tuttora a considerarla la migliore delle sue poesie:




pkoto by Donvucl



La bassa spiaggia sabbiosa e il pino nano,

la baia e la linea lunga dell’orizzonte.

Quanto lontano da casa!

Il sale e l’odore di sale del vento oceanico

E le pietre rotonde che alliscia la marea.

Quando giungerà la barca?

I resti bruciati, rotti, carbonizzati

E la traccia profonda lasciata dalla ruota.

Perché il mondo è così vecchio?

Le onde merlate di bianco e il cielo immenso e grigio

Solcato dai lenti gabbiani e dai corvi.

Dove sono tutti i morti’

Il lieve salice piegato verso la fangaia

E il grande scafo marcito, e i tronchi sull’acqua.

La vita porta dolore!

E, fra oscuri pini, lungo la sponda liscia

Il vento che flagella. Il vento, sempre il vento!

Che sarà di noi?
                                                                 
Santayana


Dancing in the dark


   







Miksocrate


mf

L’Inferno secondo Paul





« L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n'è uno, è quello che è già qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimenti continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio. »
 I.Calvino





Quanto deve lavorare un uomo prima di dire basta?Un operaio in catena di montaggio, un minatore, un secondino. Dove finisce il lavoro e inizia la tortura?Il lavoro deve essere solo un mezzo o il fine. Il lavoro deve essere il complemento della vita, o diventare servizio alla comunità?Il lavoro quello per intenderci che piace è per pochi, chiamiamolo in un ‘altra maniera . Tutto è relativo. Fai dell’altro, “ rien ne va plus”non sei obbligato al sacrificio? Sei un uomo libero .L’unica libertà vera che mi è rimasta è quella di morire.Sono frammenti di una discussione avuta con il mio collega e amico operaio. Paul hai vent’anni sei di famiglia povera studi finché te lo puoi permettere e anche se sei un genio, una mattina ti svegli ti guardi allo specchio di una fabbrica, hai cinquant’anni, ma com’è successo?È solo l’inizio, Ci si entra come tutti per cominciare, con leggerezza, a sperare, per rendersi autosufficienti, poi si incastrano attorno tutti i sistemi del consumismo, ti circondi di un’ infinità di oggetti assurdi, crei un piccolo museo personale, poi passa il tempo e sei incastrato in un meccanismo perverso. Fai parte della macchina , sei un bullone, una puleggia, una pompa,una cinghia di trasmissione ,ogni tanto cigoli ma, da quel lato il tuo paese è all’avanguardia ti rimette a posto .Poi guardi la macchina la tua compagna di lavoro è ti accorgi che anche per lei il tempo si fa sentire.

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La classe operaia va in paradiso
Tempo fa ho incontrato un vecchio collega ormai in pensione e mi ha chiesto notizie della sua macchina .Gino l’hanno cambiata come hanno fatto con te e si fa molta meno fatica.Passano gli anni e ti accorgi che sei condannato. La tua scelta di entrare nel mondo del lavoro come operaio in produzione si è rilevata perdente, non più temporanea ma definitiva. In verità nessuno ti ha obbligato a fare l’operaio turnista in catena. Trentotto anni son passati nel frattempo, il tuo umile lavoro è diventato ambito da masse di diseredati  dell’intero pianeta che chiaramente essendo più giovani, vogliono avere la loro chance.Ti vogliono sostituire con una macchina più efficiente meglio se senza cervello. Avanti popolo. In questo mondo di economisti si è scordata la funzione del lavoro. A parte l’ovvia che si fa per mangiare e per mantener la prole nelle migliori condizioni possibili e nella speranza che …Dai lo fai per un po’, ma sono già trenta anni.Hanno globalizzato le merci ma non le condizioni di lavoro ,il prezzo si gioca tutto sulla condizione del lavoratore.lo fanno apposta si preoccupano della sicurezza alimentare del prodotto ma non della sicurezza medica di chi  produce,sei meno importante di una banana okay.Ma qui ci sta il sacrificio. La colonna vertebrale di una nazione, ma poi vedi che non sei mica considerato importante sono sempre gli altri che scrivono la Storia, quelli che decidono le tue condizioni saranno ricordati dalla nazione come grandi innovatori.Io voglio un domani vedere nel cartellino del prezzo del prodotto la foto della fabbrica e lo stipendio dei suoi lavoratori .Guardi dei talk show dove ragazze cinesi che studiano alla bocconi dicono a me cosa devo fare,oppure imprenditori che hanno delocalizzato con il ghigno che mi vengono a spiegare perché continuano a guadagnare. L’altra parte di noi quella non materiale quella che ci dice adesso fa una cosa per te, quella che da trent’anni la sera si addormenta sul divano, quella con i dolori alla schiena, quella costretta ad ascoltare i racconti del grande fratello in linea di produzione è stanca. Metti i tappi, isolamento totale, e il cervello che vaga impaurito in mezzo a foreste di tubi inox, e le scarpe con il puntale di ferro, la cuffia anche se sei completamente calvo, i guanti da chirurgo per otto ore. È assolutamente vietato farsi male fisicamente , a livello psichico puoi anche distruggerti, i danni non sono visibili .





Perché i nostri governanti non riescono a essere chiari o fanno finta di non capire? Dopo solo trentacinque anni di produzione sei un giovanotto in gamba, ma come fanno loro a sapere cosa ho dentro il mio cervello.Lo sanno cosa significa la catena di montaggio? Paulo con un velo di allegria. Totò Riina sta meglio di noi, cosa farà adesso, secondo me e ancora a letto,colazione,un bel libro. Una grande tristezza t’inonda, non per la tua condizione ma perché al tuo paese in definitiva di te non glene frega un cazzo, non esisti. Il tuo lavoro è equiparato a quello di un professore. Una società tutta d’ingegneri ma che bontà.Di notte ti sogni una galera norvegese in mezzo ai boschi.



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Paul dice: A testa bassa privandomi di tutto il superfluo pagando alla fonte il pagabile. Facendo una vita nell’assoluto rispetto delle regole è giusto che possa ritirarmi con una modesta rendita dal mondo della produzione dopo trentacinque anni ?No non puoi .fattene una ragione . Basterebbe non alzarsi alla mattina ed eliminare il rumore, senza più l’angoscia della notte. Ce la farò domani?Paul stai già contrattando. Per molti scatta un autoannulamento della loro persona, vivono una vita staccata sono automi, il cervello in quel momento circondato da un rumore cupo e sordo prova a ribellarsi ma, è inutile. Le mani vanno da sole mai un sorriso vero, occhi bassi di vergogna, quasi si dovesse scontare una pena che un giudice crudele ha deciso.Devi essere contento di avere un” lavoro” e siccome sei stato bravo, sai cosa succede allunghiamo la detenzione di altri 6 o sette anni dipenderà molto dal PIL. Perché non mi avete dato il lordo, perché mi avete mentito, e perché adesso mi volete anche far passare per colpevole?Io avevo un patto con lo stato. . Rabbia, delusione e occhi sempre più bassi altrimenti ti buttano fuori di galera. Provi a parlarne, ma senti solo rassegnazione. Quelli che il lavoro è bello, quelli che piangono quando vanno in pensione, quelli che riacquistano la libertà, ma non sanno cosa farsene perché sono già morti dentro. La sindrome dei detenuti che dopo quaranta anni di galera sono ormai disadattati e all’improvviso non sanno cosa farsene della vita si uccidono perché non possono più vivere in un altro modo. Ora io non sono una macroeconomista, non un politico. Sono, un uomo della strada, un “filosofo”Vogliamo per favore smetterla di parlare di età lavorativa uguale per tutti. Giovani sarete voi ,io sono vecchio dentro,sono una puleggia, sono vecchio ormai da anni.Lo so fuori di qui non ho più alternative .Il nonno aveva ragione impara un mestiere semplice,il fornaio,il falegname Quanto valgono i trentotto anni di un operaio in catena con i trentotto di un impiegato in termini di vita. E il discorso potrebbe continuare per tutte le tipologie. Possibile che i grandi matematici non siano in grado equamente senza ideologie di stilare una tabella per ogni lavoro in base alla quale tu puoi ritirarti.Qualcuno dice siamo in guerra ma nell’esercito a una certa età non puoi più fare il marine. questione di chiarezza poi ognuno farà il proprio gioco, se la prenderà con se stesso, insomma potrà scegliere. Ora per chi non sapesse come funziona una produzione.vi ricordo, il bellissimo film, la classe operaia va in paradiso,in una scena il protagonista è chiamato a tarare i famosi colpi al minuto, ma lui la taratura la fa come prestazione e ai colleghi che dovranno eseguire il lavoro, la grana è di tenere il ritmo massimo per otto ore.I tempi non sono cambiati la stessa cosa si sta facendo ora . In un mondo in cui le specializzazioni sono estreme l’individuo in una produzione, è parte della macchina, sai fare solo quei movimenti ,solo quei gesti non sai cosa ne come ma stai facendo qualcosa. Questo non può essere chiamato lavoro è un’altra cosa, allenamento per un muscolo particolare in vista di una gara. Il mio amico con gli occhi bassi mi dice-Lo so abbiamo sbagliato, a lavorare iniziando troppo presto, Quelli di noi che hanno studiato e come se non l’avessero fatto. Tutto regalato, Abbiamo contribuito alla ricchezza di questo paese siamo i figli sfortunati. Se tornassi indietro, non lo rifarei mi hanno fregato la vita. Peggio dei galeotti. Perché la nostra terra deve essere per noi l’inferno dei vivi? Mik Sono pochi secondo te trentotto anni di turni in catena? -Ci ritroveremo in un luogo diverso. tutti quelli che abbiamo perduto,li ritroveremo.O saranno loro a ritrovare noi.Andando a casa,socchiudendo gli occhi per il sole,per un attimo il futuro ti si apre davanti come un tunnel,in fondo al quale c'è una qualche versione di "te" che ti guarda.È in quel istante che lo senti- quello che hai visto sui volti degli operai in fabbrica-come il moto di ritorno di un onda,che ti spinge verso qualcosa che non riesci più a vedere.

Miksocrate




« L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n'è uno, è quello che è già qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimenti continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio. »                                         I.Calvino



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