Dopo il dolore la Gioia!
Lo spettacolo della bellezza basta forse ad addormentare in noi tristi mortali tutti i dolori?
"Io non so perché venni al mondo; né come; né
cosa sia il mondo; né cosa io stesso mai sia. E s'io corro ad investigarlo, mi
ritorno confuso di una ignoranza sempre più spaventosa. Non so cosa sia il mio
corpo, i miei sensi, l'anima mia; e questa stessa parte di me che pensa ciò
ch'io scrivo, e che medita sopra di tutto e sopra se stessa, non può conoscersi
mai. Invano io penso di misurare con la mente questi immensi spazi
dell'universo che mi circondano. Mi trovo come attaccato a un piccolo angolo di
uno spazio incomprensibile, senza sapere perché sono collocato piuttosto qui
che altrove; o perché questo breve tempo della mia esistenza sia assegnato
piuttosto a questo momento dell'eternità che a tutti quelli che precedevano, e
che seguiranno. Io non vedo da tutte le parti altro che infinità le quali mi
assorbono come un atomo.
(20 marzo 1799)
Le ultime lettere di Jacopo Ortis-Ugo Foscolo
Photo by পথের
Nel momento stesso in cui si muore cessa il nostro appartenere agli umani e torniamo a casa a far parte del tutto, dal momento che si viene al mondo, questa è l’unica certezza. Moltissimi scrittori, poeti hanno cercato di raccontare la morte, il morire, ma per me uno solo si è accostato alla verità. Questa estate ho letto un piccolo capolavoro di Lev N. Tolstoj
Vi suggerisco un brano dei più sublimi.Se la morte parlasse questa sarebbe la sua voce
Di colpo gli fu chiaro che ciò che lo tormentava
senza
lasciarlo libero si era improvvisamente staccato,da
due parti, da dieci, da tutte.
Provava pietà per loro, voleva fare in modo che non
soffrissero
Doveva liberarli e liberare se stesso da quelle
sofferenze.”Com’è bello, com’è semplice,-pensò.
-E il dolore?-si domandò. –Dov’è andato? Dove sei
dolore?”
Si mise in ascolto.
“Ah, eccolo.Non importa, rimani pure.”
E la morte, dov’è?
Cercò la sua solita paura della morte, ma non la
trovò.
Dov’era? Quale morte? Non aveva alcuna paura,
perché non c’era alcuna morte.
Al suo posto, la luce.
_Ah!- esclamò d’un tratto a voce alta.-Che gioia!
Avvenne tutto in un attimo e il significato di
quell’attimo non cambiò più.
Per i famigliari la sua agonia durò ancora due
ore,Qualcosa gorgogliava nel suo petto; il corpo
sfinito sussultava.Poi il gorgoglio e i rantoli si
fecero più rari.
_È finita!- pronunciò qualcuno sopra di lui.
Egli udì quelle parole e le ripeté nel proprio
animo.
“Finita la morte, – disse a se stesso.- Non c’è
più.”
Trasse un respiro, si fermò a metà, si distese e
morì.
Lev N Tolstoj
photo by L.Gargano
Avevo paura… Aveva paura,ma perché?Non c’era alcuna morte.Al suo posto, la luce.”Ah l-esclamò d’un tratto a voce alta.-Che gioia!”……
Nel momento più duro di dolore e smarrimento per la perdita di una persona cara ho ripensato con conforto a questo brano conclusivo del racconto di Lev. A questo straordinario scrittore va tutta la mia gratitudine per quella luce di speranza non so dire cosa se la fede mi manca, ma in definitiva ha avuto la forza a trasmettere la gioia di un balsamica pace interiore. Ebbro di felicità e di infelicità, nello stesso momento. Ebbro di morte e di immortalità
Miksocrate
mf