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I silenzi che mettono a disagio



entrai in una fase in cui soltanto gli spiragli di vuoto, le assenze, i silenzi, le lacune, i nessi mancanti, le smagliature nel tessuto del tempo mi parevano racchiudere un senso e un valore. spiavo attraverso quelle brecce il grande regno del non essere, vi riconoscevo la mia vera patria, che rimpiangevo d’aver tradito in un temporaneo obnubilamento della coscienza; […] sognavo l’annullamento d’ogni dimensione, d’ogni durata, d’ogni sostanza, d’ogni forma.Calvino

Un collage strampalato del non senso in una notte, ricavato da una vecchia moleskine dimenticata in fondo ad un cassetto di solitudini, brani estrapolati da letture fatte di una vita curiosa, con foto di amici che il pianeta ha offerto


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- Non odi tutto questo?
- Odio cosa?
- I silenzi che mettono a disagio, perché sentiamo la necessità di chiacchierare di puttanate per sentirci di più a nostro agio?
- Non lo so, è un ottima domanda
- E’ solo allora che sai di aver trovato qualcuno davvero speciale, quando puoi chiudere quella cazzo di bocca per un momento, e condividere il silenzio in santa pace.

— Pulp Fiction.


“Bè, c’è questo Dio, il vostro Dio, che piazza un melo in mezzo al giardino e dice: «Ragazzi, fate quello che volete, ma non mangiate le mele». Caso straordinario, loro addentano una mela, ed ecco che lui ti salta fuori da dietro un cespuglio gridando «Vi ho beccati, vi ho beccati!». Non avrebbe fatto molta differenza se non avessero mangiato la mela”. “Perché no?” “Perché quando hai a che fare con quel tipo di dei, in trappola ci cadi sempre. Sai che cosa avrebbe detto se non l’avessero mangiata?” “No. Che cosa?” “«Ma per Dio, ragazzi… cioè per me… non potevate prendere un morso dall’albero della conoscenza? Adesso sono costretto a cacciarvi perché non sopporto di stare con due ignoranti, io che so tutto.»

“Ma cos’è questa storia che il tuo corpo fa una cosa e tu ne fai un’altra?” disse Zaphod. “Be’, il fatto è che… che il mio corpo è sempre molto occupato, sai” disse Gargravarr, esitante. “Vuoi dire che ha una sua mente indipendente da te?” disse Zaphod. Ci fu una pausa lunga e piuttosto imbarazzante prima che Gargravarr rispondesse. “Mi dispiace disse il custode alla fine, ma trovo la tua domanda indiscreta e di cattivo gusto”. Zaphod, sbalordito e impacciato, mormorò parole di scusa. “Non importa” disse Gargravarr, “non potevi sapere”. La sua voce era cupa e triste. “La verità è” continuò con il tono di uno che faceva uno sforzo per dominarsi, “la verità è che in questo periodo siamo separati legalmente, e temo che tutto finirà in un divorzio”. Tacque di nuovo, lasciando Zaphod nell’imbarazzo. Poi riprese il discorso. “Probabilmente non eravamo fatti l’uno per l’altra” disse. “Non ci piacevano mai le stesse cose. Era una continua discussione, quando si parlava di sesso e di pesca. Alla fine cercammo di conciliare l’uno e l’altra, ma come potrai immaginare il risultato fu disastroso. E ora il mio corpo rifiuta di farmi entrare. Non vuole nemmeno vedermi…” Fece una pausa drammatica. Il vento soffiò più impetuoso che mai sulla pianura. “Ha detto che riesco soltanto a riempirlo di inibizioni. Gli ho risposto che in realtà avevo solo la funzione di riempirlo di introspezioni. Lui ha rimbeccato che quel commento spocchioso era proprio il tipo di commento che un corpo si ficca su per la narice sinistra, e così ci siamo lasciati.”

Douglas Adams



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“Ascoltami. Ascolta un vecchio che ha già visto tutto e sa la verità: non conviene conoscere troppo intimamente il prossimo. Già. Se penetri troppo profondamente nell’animo degli altri, non riesci più a godere la compagnia, a ballare, a ridere e a dimenticare i guai, perché nell’animo della gente trovi solo ferite su ferite, nero su nero, e allora perché?”

Un attimo di luce tra una tenebra e l’altra, Pagina 172





“Già, prima di nascere restiamo al buio per un milione di anni, e poi dopo morti la stessa storia! Buio di qua, buio di là! La nostra vita non è altro che un piccolo intervallo – paffete! – fra una tenebra e l’altra!” Mi prese per le spalle e cominciò a scuotermi. “Per questo Felix dice: se dunque non siamo altro che comparse sul palcoscenico, allora Falix vuole lo spettacolo più bello che si può! Uno spettacolo in cui le parti le scrive lui! Uno spettacolo con più luci possibile, e colori, orchestra, applausi. Un grande spettacolo: circo! Con una stella al centro, cioè io. Cosa c’è? Non va? Non va bene?”

Un attimo di luce tra una tenebra e l’altra, Pagina 174



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“I mestieri che riguardano i sentimenti della gente sono i più pericolosi…” continuò, versando un po’ del suo vino nel bicchiere di Felix e sfoderandogli un sorriso da palcoscenico. “Forse è più semplici fare… l’equilibrista? Il mangiatore di fuoco? Lo scalatore? Il corpo… il corpo parla sempre e solo una lingua. Il corpo è sincero. Non mente… Ma chi per tutta la vita fa uso dei propri sentimenti per farne provare agli altri, per toccarli nella coscienza, finisce per perderli

L’incolmabile distanza tra i loro corpi, Pagina 182



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Miksocrate

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