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kigheghe and Friends

 Auguri e grazie a tutti gli amici e collaboratori di Kigheghe


Nik Brandt






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Laudato sii, mio Signore, per sora acqua,

Eritrea - sotto il cielo nulla è più importante dell'acqua



FRAMMENTO

Dalla terra nasce l'acqua, dall'acqua nasce l'anima...
È fiume, è mare, è lago, stagno, ghiaccio e quant'altro...
è dolce, salata, salmastra,
è luogo presso cui ci si ferma e su cui ci si viaggia
è piacere e paura, nemica ed amica

 Eraclito....

  Solo mia sorella acqua porterà la pace nel mondo

Miksocrate

Nel mio villaggio adesso c'è l'acqua...Ho visto Tutto. ...Posso morire...in pace.

(Capo villaggio di novantadue anni)
mf

Accenditi, sintonizzati, scompari

"Amore mio lasciami andare"



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Photo by Nick Brandt.

"Quando non  può più lottare contro il vento e il mare per seguire la sua rotta, il veliero ha due possibilità: l'andatura di cappa che lo fa andare alla deriva, e la fuga davanti alla tempesta con il mare in poppa e un minimo di tela. 
La fuga è spesso l'unica possibilità ...quando si è lontani dalla costa, il solo modo di salvare barca ed equipaggio. E in più permette di scoprire rive sconosciute che spuntano all'orizzonte delle acque tornate calme. Rive sconosciute che saranno per sempre ignorate da coloro che hanno l'illusoria fortuna di poter seguire la rotta dei carghi e delle petroliere, la rotta senza imprevisti imposta dalle compagnie di navigazione. Forse conoscete quella barca che si chiama desiderio."Elogio alla fuga ...Innamorarsi e fuggire
Mi sono innamorato della rivolta dello stile, un credo storto e senza costrizioni, soggetto solamente ai venti e ai mutamenti, capace di alimentarsi dell’unica maniera possibile del crescere “la conoscenza , la prova e l’ incontro".

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Photo by Monica
Ascoltavo arrabbiato I Creedence e vestivo jeans distrutti. La storia mi era stata tacitamente nascosta,che orrore. Purtroppo avevo capito da un pezzo che non mi sarebbe mai stata insegnata.... Ma la geografia era mia era là a portata di mano. Scoperte..- della savana dell’asfalto dei mari e delle genti .

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Photo By Mitchell Kanashkevikh

Ho messo in pericolo la tranquilla agiatezza dei miei amici avventurandomi nella profondità della savana, alimentandomi di suggestioni romantiche e sfidando ogni pericolo, nello sfondo solo una vaga infatuazione di altri mondi mentre l’oriente lontano raccontato attraverso la musica di George Harrison rimaneva . E il mio pensiero... vagava.... immaginando donne , poesie e deseri dove le parole fluivano come le note di un sax free o i colori di Pollock. Ma il mio capolavoro sono questo pezzo di stoffa i miei jeans lavati personalmente nel ruscello con le pietre e poi indossati sfidando il perbenismo anche per fare il bagno nel Mar Rosso asciugati con il sale a Gurgusum. La mia personale icona, chiara espressione artistica per il mio nomadismo e la mia ribellione che mi hanno seguito fin su Montagne , valli, deserti, oceani autobus magici alle Seychelles... per poi finire in un cassetto di sonni agitati in una stanza a Parma .Non fuggo più. Sono diventato stanziale. "...Ma mi riprenderò  certo..perseguire un obiettivo che cambia continuamente e che non è mai raggiunto è forse l'unico rimedio che mi è rimasto all'abitudine, all'indifferenza, alla sazietà.  Non per indietreggiare ma per avanzare. E' la speranza dell'immaginazione che mi aspetta dietro quell'angolo"




Miksocrate



mf Work In progress Solo una bozza veloce

Ercolino Settebellezze


Ka mate
Ka ora’ .
Da piccolo a Natale aspettavo un regalo
Un pacco dorato, sotto l’abete luminoso
      Quando aprii il pacco, non era quello atteso
Lo tirai contro il muro piangente, iroso.

Quanti regali ho rotto, ho respinto
Nella mia vita, dopo quel giorno?
Ora di questi ho rimpianto
Accettare i doni è difficile
Perché ne aspettiamo uno soltanto.

Impara ad amara ciò che desideri
Ma anche ciò che gli assomiglia
Sii esigente e sii paziente
È Natale ogni mattino che vivi
Scarta con cura il pacco dei giorni
Ringrazia, ricambia, sorridi.

Il Catena, poeta immaginario

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Riccardo Carbognin
Io ascolto tutti, ma i matti a me piacciono da impazzire.
Corpi e menti emarginate trasformate in persone genuine vere. L’umanità vera quella che affolla il mio quotidiano è fatta di grandi racconti che crescono a dismisura tutte le volte che vengono ri-raccontati. I racconti di Riccardo Carbognin rispecchiano benissimo il mio quotidiano. Come i centimetri di quello squalo pescato di in una notte senza luna nella spiaggi di Anse Royale .Sfidando denti acuminati, guardie mute di cani feroci che azzannavano le caviglie, fantasmi della palude che ti trascinano nelle sabbie mobili “Ti giuro c’è mancato tanto così e non sarei qui a raccontarla” Invece c’era.


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Riccardo Carbognin  Seychelles


Poi c’era Ercolino sette bellezze che non aveva paura di nulla ed aveva un fisico da bestia. E una volta al bar uno che veniva da un altro quartiere lo aveva provocato e quindi aveva invaso il suo territorio. Ercolino sette bellezze era rimasto impassibile appoggiato al bancone. Bevendo una melotti e mangiando un kilo abbondante di noccioline americane senza perdere tempo a sbucciarle. Poi si era pulito le mani e a quello di fuori che era grosso come un armadio a quattro ante gli aveva pacatamente detto” Facciamo così che è più comodo: Ora io sto fermo e te mi dai quattro cazzotti con tutta la forza che hai. Poi te ne do uno io”. Lo aveva guardato fermo negli occhi e gli aveva chiesto se andava bene. L’armadio aveva abbassato lo sguardo e mestamente aveva abbassato la cresta. Sparito, mai più visto in quartiere. Queste erano le storie di Titti con tanti fronzoli che crescevano all’infinito ohh… my only friend, poeta dell'universo.


miksocrate

mf solo una bozza work in progress Radio Asmara International

Stai con me quando cadrà la notte


È molto difficile spiegare il perché. Come,
 In che modo qualcosa ti ha cambiato la vita. 
Succede ,Tutto qui, e il più delle volte non sai dire il perché.
Magari ad essere sinceri non te lo ricordi neppure con esattezza. 
Magari è accaduto molti anni prima e quel momento è sprofondato nell’oscurità. 
Sai soltanto che è andata così, potresti giurarlo.
 Potresti giurare ad esempio che l’ascolto di una canzone per caso alla radio in un giorno lontano, ha cambiato il modo in cui fino ad allora avevi guardato il mondo.
 Spalancando porte che non credevi esistessero. Un fiume carsico, qualcosa del genere: non lo vedi però scorre.
E  tu sai che ogni  singole parola ogni nota si è depositata laggiù, nell’oscurità.Nel punto esatto in cui si annida tutto ciò che per te è stato importante, con la tenacia e la discrezione con cui certe cose- (cose buone,piccole meraviglie)- che , nonostante il passare del tempo non se ne vogliano andare.
Non se ne andranno, e questa è la cosa meravigliosa.
Radio asmara international


 


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Miksocrate

mf

Ti ricordi Fantasia


All'alta fantasia qui mancò possa; | ma già volgeva il mìo disio e 'l velle | sì come rota ch'igualmente è mossa | l'amor che muove il sole e l'altre stelle.

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Photo by Ansel Adams

Fratello mio ieri ho sognato.
Il deserto.
Il deserto è un riflesso preciso. Per tutto. Per tutti.
Ore e ore a guardare, solamente a guardare, le colline di sabbia dai mille colori.
alcune sembravano gigantesche ferite ,vive profonde.
Il deserto mi invitava a scollegarmi dal tempo altrui, decomprimermi, svuotarmi perdere tutti riferimenti e giungere al nulla.
Immagino che da quel nulla qualcosa nasca qualunque tipo di creazione.
L’arte per esempio.
I tuoi cari metalli nelle tue mani .
Come un bambino tutto cuore
Non dicono forse che abbiamo l’arte per non farci distruggere dalla verità?
Tu avevi cuore e arte .
le notti insieme nel deserto sono mute come un manto di silenzio tempestato da miliardi di stelle disteso su un altro e poi un altro ancora,
Come una torta mille foglie. Un silenzio viscerale lungo a cui si aggiunge un vento caldo impastato di immensa nostalgia.
Il nulla assoluto ha preso il potere trasformando , sempre di più i miei coetanei che giocano con le slot in bambini idioti nei bar di periferia.Tutti insieme  alla ricerca di una impossibile felicità .
Sbraitano con la loro voce acidula e dal retrogusto straziante, pur di non sentire il vuoto enorme che li circonda cercano invano di nascondersi sotto quei volti tirati dalle ultime gocce di vino.
È tutto easy.
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photo by Peter Davis

Vivono in uno stato di perenne euforia, con le orecchie inquinate da suoni innaturali e la pelle ormai insensibile,senza identità gli occhi in overdose per un eccesso di immagini
la sensibilità fottuta. Si disgrega e annulla il principio stesso dell’armonia, un lungo e lento sterminio di idee. Di giovani idee.
Ti ricordi Fantasia?

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photo by Ansel Adams

" La nostra dolcissima Fantasia è morta perché da tempo i nostri figli hanno rinunciato a sperare dimenticandosi i propri sogni. Il Nulla senza più argini dilaga, poiché esso è la disperazione che ci circonda.
Ora per il potere sarà più facile dominare chi non crede più in niente"

miksocrate



mf

I silenzi che mettono a disagio



entrai in una fase in cui soltanto gli spiragli di vuoto, le assenze, i silenzi, le lacune, i nessi mancanti, le smagliature nel tessuto del tempo mi parevano racchiudere un senso e un valore. spiavo attraverso quelle brecce il grande regno del non essere, vi riconoscevo la mia vera patria, che rimpiangevo d’aver tradito in un temporaneo obnubilamento della coscienza; […] sognavo l’annullamento d’ogni dimensione, d’ogni durata, d’ogni sostanza, d’ogni forma.Calvino

Un collage strampalato del non senso in una notte, ricavato da una vecchia moleskine dimenticata in fondo ad un cassetto di solitudini, brani estrapolati da letture fatte di una vita curiosa, con foto di amici che il pianeta ha offerto


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- Non odi tutto questo?
- Odio cosa?
- I silenzi che mettono a disagio, perché sentiamo la necessità di chiacchierare di puttanate per sentirci di più a nostro agio?
- Non lo so, è un ottima domanda
- E’ solo allora che sai di aver trovato qualcuno davvero speciale, quando puoi chiudere quella cazzo di bocca per un momento, e condividere il silenzio in santa pace.

— Pulp Fiction.


“Bè, c’è questo Dio, il vostro Dio, che piazza un melo in mezzo al giardino e dice: «Ragazzi, fate quello che volete, ma non mangiate le mele». Caso straordinario, loro addentano una mela, ed ecco che lui ti salta fuori da dietro un cespuglio gridando «Vi ho beccati, vi ho beccati!». Non avrebbe fatto molta differenza se non avessero mangiato la mela”. “Perché no?” “Perché quando hai a che fare con quel tipo di dei, in trappola ci cadi sempre. Sai che cosa avrebbe detto se non l’avessero mangiata?” “No. Che cosa?” “«Ma per Dio, ragazzi… cioè per me… non potevate prendere un morso dall’albero della conoscenza? Adesso sono costretto a cacciarvi perché non sopporto di stare con due ignoranti, io che so tutto.»

“Ma cos’è questa storia che il tuo corpo fa una cosa e tu ne fai un’altra?” disse Zaphod. “Be’, il fatto è che… che il mio corpo è sempre molto occupato, sai” disse Gargravarr, esitante. “Vuoi dire che ha una sua mente indipendente da te?” disse Zaphod. Ci fu una pausa lunga e piuttosto imbarazzante prima che Gargravarr rispondesse. “Mi dispiace disse il custode alla fine, ma trovo la tua domanda indiscreta e di cattivo gusto”. Zaphod, sbalordito e impacciato, mormorò parole di scusa. “Non importa” disse Gargravarr, “non potevi sapere”. La sua voce era cupa e triste. “La verità è” continuò con il tono di uno che faceva uno sforzo per dominarsi, “la verità è che in questo periodo siamo separati legalmente, e temo che tutto finirà in un divorzio”. Tacque di nuovo, lasciando Zaphod nell’imbarazzo. Poi riprese il discorso. “Probabilmente non eravamo fatti l’uno per l’altra” disse. “Non ci piacevano mai le stesse cose. Era una continua discussione, quando si parlava di sesso e di pesca. Alla fine cercammo di conciliare l’uno e l’altra, ma come potrai immaginare il risultato fu disastroso. E ora il mio corpo rifiuta di farmi entrare. Non vuole nemmeno vedermi…” Fece una pausa drammatica. Il vento soffiò più impetuoso che mai sulla pianura. “Ha detto che riesco soltanto a riempirlo di inibizioni. Gli ho risposto che in realtà avevo solo la funzione di riempirlo di introspezioni. Lui ha rimbeccato che quel commento spocchioso era proprio il tipo di commento che un corpo si ficca su per la narice sinistra, e così ci siamo lasciati.”

Douglas Adams



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“Ascoltami. Ascolta un vecchio che ha già visto tutto e sa la verità: non conviene conoscere troppo intimamente il prossimo. Già. Se penetri troppo profondamente nell’animo degli altri, non riesci più a godere la compagnia, a ballare, a ridere e a dimenticare i guai, perché nell’animo della gente trovi solo ferite su ferite, nero su nero, e allora perché?”

Un attimo di luce tra una tenebra e l’altra, Pagina 172





“Già, prima di nascere restiamo al buio per un milione di anni, e poi dopo morti la stessa storia! Buio di qua, buio di là! La nostra vita non è altro che un piccolo intervallo – paffete! – fra una tenebra e l’altra!” Mi prese per le spalle e cominciò a scuotermi. “Per questo Felix dice: se dunque non siamo altro che comparse sul palcoscenico, allora Falix vuole lo spettacolo più bello che si può! Uno spettacolo in cui le parti le scrive lui! Uno spettacolo con più luci possibile, e colori, orchestra, applausi. Un grande spettacolo: circo! Con una stella al centro, cioè io. Cosa c’è? Non va? Non va bene?”

Un attimo di luce tra una tenebra e l’altra, Pagina 174



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“I mestieri che riguardano i sentimenti della gente sono i più pericolosi…” continuò, versando un po’ del suo vino nel bicchiere di Felix e sfoderandogli un sorriso da palcoscenico. “Forse è più semplici fare… l’equilibrista? Il mangiatore di fuoco? Lo scalatore? Il corpo… il corpo parla sempre e solo una lingua. Il corpo è sincero. Non mente… Ma chi per tutta la vita fa uso dei propri sentimenti per farne provare agli altri, per toccarli nella coscienza, finisce per perderli

L’incolmabile distanza tra i loro corpi, Pagina 182



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Miksocrate

mf

Saudade




photo by Jendajee
Ti rivedrò in ogni sogno
in ogni temporale rabbioso
in un caldo pomeriggio,
in ogni foglia e in ogni roccia.
In ogni mia paura
Ti rivedrò in ogni volo di uccello
in ogni alba e in ogni aurora .
Mi perderò nei tuoi orizzonti
Ti rivedrò nella buia notte
Ti rivedrò in quel terribile momento.
Miksocrate


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Photo by Rod Waddington

Sentivo la brezza sussurrare
Cullato dalle zanzariere e dal Rombo del mare
le finestre socchiuse, spiragli di luce sul  soffitto,
la dolcissima pace che si impossessa di me
Mal d’Africa, mal d'Africa.
Oggi circondato da volti tristi , stress, lamento continuo per il superfluo ,posso dire che una parte di me è rimasta lì, nell’Africa profonda delle foreste e dei corsi d’acqua, nei suoni e nei profumi della natura più incontaminata. Storie e miti che si perdono nella notte dei tempi, il ritmo di un djambè, i coloratissimi abiti delle mamà con i bambini legati dietro, silenzi della notte, quando i grilli scandiscono il tempo incessantemente.
Ho seppellito i miei amori nella savana,  abbandonato la bellezza , smarrito un sorriso sincero, la spontaneità di un abbraccio, l’emozione di ascoltare un anziano e la gioia di bimbi spensierati e felici che giocano.Perduto La Croce del Sud, Alfa e Beta, la Nube di Magellano e il Centauro, la via lattea intrisa di stelle.
Il mal d'Africa mi prende all'improvviso , come se mi venisse a mancare ad un tratto una cara persona, sembra tutto relativo.  più forte di me, chiudo gli occhi e sento i suoni, la bocca e ne sento la musica, le orecchie e avverto gli odori, una confusione di sensi e di sentimenti... continuo a vedere una nebbia calda e in lontananza una cornice e dentro quella cornice una raffigurazione piena di luce e colori con una forte malinconia perché tutto intorno è sfuocato So di essere attore favorito dentro una cosmicità imprendibile, Eppure questa mia malattia è un privilegio raro, nonostante cerchi in tutti i modi di descriverlo e condividerlo a chi mi vuole bene o mi conosce, risulta complicato ,soggettivo e carnale e mai potrà purtroppo essere compreso nella sua totalità. Nessuna cura se non il ritorno.

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photo by Roberto Tuareg

La parola che potrebbe tradurre questa sensazione esiste solo in portoghese “Saudade
Saudade è una parola di difficile traduzione ,più che significato è concetto, tradotta in altre lingue viene restituita in maniera approssimata.
Su un comune dizionario portoghese –italiano-Portoghese viene tradotta come “nostalgia” o solitudine oppure malinconia causata dal ricordo di un bene perduto; ricordo dolce e insieme triste di una persona cara- Qualcosa di straziante; ma può anche intenerire, e non si rivolge solo al passato ma anche al futuro.
E qui le cose si complicano perché la nostalgia del futuro è un paradosso.
Ma cercherò di spiegarlo con un esempio. Vi è un posto sulla savana in Africa , Da un punto sulla collina dove lo sguardo abbraccia tutto l’infinito paesaggio con l’enorme fiume Nilo che  lo attraversa come una cicatrice. Il momento migliore è il tramonto.
Lì da soli, guardando questo panorama davanti a voi, forse vi prenderà una specie di struggimento.
La vostra immaginazione , facendo uno scherzo al tempo, vi farà pensare che una volta tornati a casa e alle vostre abitudini vi prenderà la nostalgia di un momento privilegiato della vostra vita in cui eravate in una bellissima e solitaria collina Africana a guardare un panorama struggente. Ecco il gioco è fatto: state avendo nostalgia del momento che state vivendo in questo momento. E una nostalgia del futuro. Avete sperimentato di persona la saudade.
Ringrazio Antonio Tabucchi per la spiegazione della parola Saudade








Sons of Enkai • teaser#1 from NaturaHD on Vimeo.
miksocrate
mf

Amabile follia


I pazzi osano dove gli angeli temono d'andare.
Alexander Pope



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Vincent Van Gogh Campo do grano con corvi

Perché per me l’unica gente possibile sono i pazzi, 

quelli che sono pazzi di vita,
pazzi per parlare, pazzi per essere salvati, vogliosi di ogni cosa allo stesso tempo,

quelli che mai sbadigliano o dicono un luogo comune, ma bruciano, bruciano, bruciano,
come favolosi fuochi artificiali color giallo che 

esplodono come ragni attraverso le stelle
e nel mezzo si vede la luce azzurra dello scoppio centrale e tutti fanno Oooohhh!” -
Jack Kerouac, On the road, 1957




Devo diventare quello che sono,


amare le speranze degli altri disprezzare chi mira 
soltanto ad incutere vergogna.

Perché la cosa più umana che posso fare e risparmiare a 
qualcuno l’umiliazione.
Il sigillo della mia libertà è non provare vergogna davanti a me stesso.




Miksocrate

 mf

Solitudine globale



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Non siamo un Popolo integrato. Non siamo un Popolo.
  Siamo un mucchio di zombi che sgomitano schiacciati
nella pestilenza città. Siamo tutti poveri. Povera gente.
Rinchiusi nelle nostre casse di cemento guardiamo
la televisione mentre il mondo crolla in pezzi.
Questo è quello che noi chiamiamo famiglia? Ho sempre
pensato che Freud non fece nessuna scoperta sulla natura
umana. Sviscerò soltanto uomini e donne malati.
Analizzò soltanto noi. La risacca di una civiltà esaurita.
Violenza familiare? Ma di quale famiglia mi parlate?
Solitudine a quattro.
Io voglio vivere in una caseggiato sconfinato nel quale
poter chiamare tutti miei fratelli. Voglio avere centinaia
di nonne. Voglio poter dormire nel primo letto in cui
rinvengo il sonno e mangiare alla tavola di qualsiasi essere umano.
Piangono sconsolati i figli dei potenti nel loro lungo albeggiare
tra lenzuola di seta.
Non posseggono nulla che io possa invidiare.
Cosa siamo venuti a fare, qui? Cosa ci ha portato tra questi mostri di cemento armato?
Perché ci stiamo calpestando gli uni agli altri? Io non desidero nulla. Un piatto caldo e
qualche straccio con cui ammazzare il freddo. E sono stufo.
A questo mondo io spengo la luce. Io voglio soltanto amore.
Anche se è materia fuori moda. Io voglio soltanto l’amore di tutti.
E’ questa l’unica cosa che ho da spartire, l’amore e le mie mani.
Quelle delle carezze, quelle delle piaghe. Abbiamo tutto in questa terra,
Amici. Tutto quello che veramente importa.
Che si portino via le loro macchine assassine, i loro schermi piatti e tutti
i loro giochetti ridicoli. Non voglio altro orologio che il sole, né altro
profumo che quello dei gelsomini a dicembre. Davvero credete che
crescendo quanto loro e risalendo al loro livello saremmo
finalmente felici? No. Loro non sono felici.
Sono soltanto ricchi. Abbiamo già innalzato troppo la soglia delle nostre vite.
E’ tutto troppo violento. Nelle famiglie, sulla strada.
donne maltrattate, cercando di immaginare i loro tormenti.
Non riuscii a evitare di pensare che tutto quanto nasce da questo.
Dal nostro tremendo sistema di vita.
Se fossimo un Popolo integrato nessuno ti colpirebbe.
Perché non gli nascerebbe da dentro.
E se lo facesse saremmo tutti lì. Accanto a te.
Ti immagino da sola. Molto sola. Verranno dei giorni in cui tutto questo non accadrà più.
E in quei giorni, mia compagna, indossa un’anima nuova per il più bello dei fiori, che porterò per te.
lettere uruguagia trovata nel web.


Miksocrate




mf

Il mondo secondo Miles

M’illumino
D’immenso
miles

Nonostante la sua fama Miles Davis non era un musicista virtuoso e se
si dovesse descriverlo in poche parole si potrebbe dire “Dare il massimo con il minimo sforzo”.
Un compositore e musicista melodico ed essenziale.
Il suo stile potrebbe essere usato per insegnare alle università in qualsiasi campo dell’arte e della vita .
La bellezza di essere concisi , senza rinunciare alla poesia e al genio creativo.

miles
Molti scrittori ,poeti ,lavoratori ma sopratutto noi stessi nel nostro quotidiano o nel nostro lavoro viviamo con la convinzione che più cose diciamo o facciamo sia il meglio, non facendo altro che ripetere inutilmente le stesse cose con parole diverse e in modi diversi entrando alla fine in un vortice infinito per stupire e ingannare , riempiendo di banalità la nostra vita senza mai concentrarci sulla vera essenza di quello che vogliamo esprimere-.
Questa è esattamente la situazione che ho vissuto di persona quando imbracciavo uno strumento e scimmiottavo gli stili dell’epoca dimenticandomi completamente del suono e le note nella loro vera essenza .I miei compagni di allora affastellavano nota su nota in una gara a chi ne mette di più con un risultato che alla fine lasciava sbalorditi per il virtuosismo, ma in profondità un sapore amaro di enormi vuoti .

Quando ho incominciato ad ascoltare la musica di Miles ho smesso di suonare. Per il semplice motivo che fino a quel momento avevo suonato senza ascoltare veramente. Il mio stile era compromesso dalla vano virtuosismo decine su decine di note vuote ,scimmiottavo gli assoli più virtuosi e difficili tecnicamente.Era il periodo del massimalismo che attirava la mia generazione .Avrei potuto ricominciare con un nuovo approccio ma questa è un’altra storia.

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Charlie Parker and Miles Davis (1949)


Gli assoli di Miles non cercano mai di deviare l’ascoltatore usando la velocità.Solo l' essenziale senza note inutili .il suo sound non cerca mai consensi ma va esattamente al punto di quello che veramente vuol trasmettere. Il suo valore aggiunto è la sorpresa e la sperimentazione .Non importa il tempo, pochi abili tocchi dal lugubre al dolcissimo dalla forza alla debolezza  per lasciare spazio agli stati d’animo liberando quell'io profondo che è in noi,la ricerca infinita di nuovi linguaggi, nuovi stili. Abbandonare le vecchie abitudini confortevoli per sondare i propri limiti, sempre con misura includendo la cosa fondamentale che tutti noi dimentichiamo :”il silenzio” 
Usare quest’approccio nella vita reale è la panacea del tutto. Per saperne di più….Kind of blue il Capolavoro

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miksocrate

mf solo una bozza….

Adulis blues



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Asmara il mercato delle granaglie Photo by Jamie Furlong
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"Voi avete l'orologio, noi il tempo" dicono le popolazioni del deserto.

Maledette tutte le città umane, prigioni della fantasia.
Dopo anni di esilio tornavo per dimenticare. Avevo preso tre mesi di attesa, novanta giorni sabbatici; un viaggio volutamente solitario.
Non era una per me una vacanza ma una peregrinazione interiore, un intervallo stralciato da una vita a me imposta quindici anni prima, per validare da adulto la mia sorgente.
L'Eritrea veniva fuori da una lunga e logorante guerra. Il profondo degrado spiccava cospicuo in contrasto a un'aria ristoratrice che frizzava di speranza e auspicio; pervasiva e palpabile antitesi che non poteva sfuggire a un figlio reso forestiero dal tempo nemico. Tempo tassante della tundra, non quello fatalistico del deserto che sembrava ancora volermi benignamente baciare in fronte.
La vecchia e materna Asmara, sembrava miracolata, intatta come se fosse stata protetta dallo spirito delle sagge donne che la crearono in un atto di caparbia conciliazione, unendo i quattro agguerriti villaggi, nel lontano 1507 sotto la tutela di Enda Mariam, l'antichissima Chiesa Tewahdo dedicata alla donna per eccellenza, la misteriosa Madonna di Zion.
Non avevo scordato nulla, la mia città natia e anche quella del primo noto monarca abissino, primogenito della Regina di Saba tremila anni prima, mi aspettava immota quasi avesse deciso di non voler crescere senza di me, ma avvizzire nobilmente aspettandomi.
Lentamente i luoghi che nei miei ricordi erano maestosi, si rivelavano nella loro consunta realtà. Il campo da calcio della vecchia scuola che da ragazzino avevo creduto enorme mi sembrava improvvisamente incredibilmente piccolo. Rimappare il territorio che credevo ricordare nei suoi intimi dettagli diveniva compito a volte minato da antiche emozioni, che richiedeva fortitudine anche se solo lievemente contraddetto.
Formattavo e aggiornavo febbrilmente tutto il mio sistema operativo e tutto quello che per tanto tempo era stivato nella mia memoria. Con grande stupore mi accorsi compiaciuto che la maggioranza dei miei ricordi erano illesi. Mi sentii avvolto da una dolce e riassicurante illusione che Asmara mi aveva aspettato; rifiutandosi di divenirmi straniera.
Sollevato dalla costatazione, non volevo sapere altro: quello che cercavo non si trovava lì.


Noleggio una vecchia auto giapponese, comincio il mio viaggio-terapia. Rotta verso il bassopiano. Massawa.
Eccola la mia Africa. Finalmente si apre il sipario, un unico spettacolo solo per me. La mia Africa; L’immensità. Curve a gomito. Sempre più giù accompagnato dalle nuvole.
Quando arrivo nella piana di Sabarguma, le orecchie esplodono, un sapore intenso di sale sulle labbra, l’aria calda sulla pelle. La vecchia Adulis in lontananza, il profumo intenso di mare carico di iodio e ossigeno si fa strada con forza nei miei polmoni.
La magia del paesaggio mi toglie il respiro inizio a viaggiare nel tempo. Vengono fuori le emozioni più intense e le sensazioni  per molto tempo nascoste sotto la corazza dell'effimero consumistico.


Massawa ha pagato duramente la guerra, ferita a morte implora pietà. Deserto e mare, questo è un luogo per viaggiatori non per i turisti.
Solo per chi sa guardare. Per chi vuole capire, e dare un valore allo scorrere lento del tempo.
Un luogo per chi non teme la sua anima.
Il sole nasce lento, l'orizzonte caldo mi avvolge. Rocce destinate a trasformarsi in sabbia, dune mosse come onde del mare, dove il vento e un ospite gradito.
Il mio caro mar rosso, quanto tempo, ti  rivedo, adesso nessuno mi sbarrerà più la strada.
In questo luogo e adesso, mi apro a te alla scoperta del tuo mondo remoto ,io oggi sono il vento che ti lascerà assolutamente incantato e trasformato.
Il silenzio...è assoluto, cosmico, perfetto. Non un singolo lieve, piccolo rumore, che riesce a infrangerlo... questo silenzio è solo per orecchie che sanno ascoltare, in realtà nasconde la melodia cosmica universale.
Una musica da lasciare sbigottito Mozart. Il battito del mio cuore tiene un ritmo sincopato.
Il vento improvvisa e il mare con i sui bassi profondi in un loop cosmico da brivido, siano solo in tre, Il mare e il deserto ed io ...
e camminando ritrovo i miei amici e i mitici racconti. La gioia spunta fra le dune, spazi sterminati pieni di luce, oro puro, bagliori e un mistero che mi avvolge e mi prende il cervello.
Le mie dighe ormai si sono rotte, il caos di ricordi antichi emerge prepotente e le sensazioni di sentimenti reconditi nascosti nel profondo del mio animo esplodono.
Sola roccia, sabbia, cielo, mare, colori e silenzio.
Il vento e la luce che cambiano. Una bellezza assoluta, essenziale,...
Costeggiando m’incammino verso sud. Dopo cinque kilometri scavo una piccola buca e infilo dentro lo zaino e il mio vestito.
Sono nudo, pronto per il mio dialogo con Dio.
Avevo sconfinato in quel territorio sconosciuto dentro di me e distrutto i pezzi di filo spinato degli uomini.
Qui ero atteso da sempre e questa sabbia sotto i piedi nudi non è mai stata di nessuno. Sento le distese di dune come onde del mare, con le creste sollevate dal vento che piano piano e senza scopo si spostano.
Spazi sterminati pieni di nulla che non sia purissima luce. Tutti i miei problemi, Il mio inutile futuro, tutto quello che mi aspetta a casa, moglie, figlia, comodità ansie, felicità e ambizioni, gioie dolori e preoccupazioni, non conta più nulla.

Qui non posso mentire, sono solo con il mio io e vaffanculo l'inconscio, il lavoro e gli umani.
Nudo continuo a camminare.
Calde e salate lacrime mi solcano il viso, un urlo di rabbia e gioia viscerale mi sale dalla pancia.
Il mio urlo si fa acuto e lamentoso e s’impenna sul dorso scivoloso del caos.
Vento gemito delle vette, anche tu sei diventato me
Adesso sono Il tempo, la sabbia la luce. Sto Imparando a vedere con altri occhi. Vivere questo momento adesso...solo ora.
Contatto .
qui ero atteso da sempre .
Serenità e il sole dentro, finalmente la pace.

Ero già entrato , inavvertitamente, nel sonno e sognavo
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La piana di Adulis Nasa

mare

Ciò che crediamo di scorgere, ciò che brilla in lontananza, nella lontananza del passato, sono i nostri sogni spenti, senza luce né calore, che sopravvivono, come fantasmi, grazie alla nostra ostinata tendenza all'evocazione. O magari è la memoria che, a sua volta, rivela - senza saperlo - l'intensità della nostra carenza, il profondo dolore degli uomini per quello che hanno perso. Chi ha sofferto
 dice che il peggior dolore, il dolore più insopportabile, è il dolore fantasma, quello che lascia come unica traccia della sua esistenza quel membro strappato dal resto del corpo che lo ha abbandonato per sempre. E da considerare un vero e proprio sintomo della nostra condizione il fatto che non esista dolore più intenso della memoria del dolore. Manuel Cruz • I brutti scherzi del passato




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                                                                                       Tre razze (Rajiformes) photo by David Doubilet   

  Il fiume come metafora del viaggio dell’esistenza:partire sarebbe allora come rinascere, morire come tornare al mare

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Photo by Doubilet

solo una bozza...eventuali errori...scritto in sala d'attesa dentista...il bello della diretta


                                                                                                                   miksocrate- un grazie particolare a Yonas Ghebrelul Ghebreyesus



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