Il tempo della paura


"Mi piace la gente che sa ascoltare il vento sulla pelle,
sentire gli odori delle cose, 
catturarne l’anima. 
Perché lì c’è verità, 
lì c’è dolcezza, 
lì c’è sensibilità, 
lì c’è ancora Amore".
(Alda Merini)


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Market photo by Luca Gargano


Sono I tempi della paura.
Il mondo vive in uno stato di terrore, (...) e il vero autore del panico planetario si chiama Mercato.
Questo signore non ha nulla a che vedere con l'indimenticabile luogo del quartiere dove si va in cerca di frutta e verdura.
E' un onnipotente terrorista senza volto, che sta in ogni luogo, come Dio, e crede di essere, come Dio eterno.
I suoi numerosi interpreti annunciano: "Il Mercato è nervoso".
E avvertono: "Non bisogna irritarlo".
Il suo frondoso manuale criminale lo rende temibile.
Ha trascorso la vita rubando il cibo, assassinando lavori, sequestrando paesi e fabbricando guerre.
Per vendere le sue guerre, il Mercato semina paura. E la paura crea il clima. 
Eduardo Galeano.

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photo by Curzio70


Ciò che mediante il denaro è a mia disposizione, ciò che io posso pagare, ciò che il denaro può comprare quello sono io stesso, ossia il compratore.
Quanto grande è la forza del denaro tanto grande è la mai forza.
Così scrive Marx nei Gründrisse a metà Ottocento, e la situazione odierna non è affatto migliorata.
Il denaro è ancora il Dio che dotiamo di tutte le capacità e che può far tutto: creare, comprare, vendere, distruggere, appagare.
Altro che Cristo o Allah, il Dio-denaro è più potente e più onorato: è la suprema merce che sconvolge
gli equilibri naturali e la sola fede in cui si misura l’uomo, con un’unità per cui non è importante l’essere, ma l’avere.
Quanto grande è la forza del denaro tanto grande è la mai forza,
ed io per essere migliore devo avere solo più soldi. Questa è la nostra società.
Così noi siamo.
"Io sono libero quando non ho responsabilità, quando non mi impegno e quando non devo niente a nessuno.
La fatica fa paura, qui, dove tutto è veloce e deve esserlo, e la rifuggo, sia fisicamente che mentalmente."
E questa mentalità fa così parte della nostra mentalità e sensibilità che ormai anche la faciloneria è diventata
una categoria etica, ovviamente positiva: il Facile è il Buono.

La visione di Mosè e di Gesù di Budda, la visione di una terra giusta, di un amore per il prossimo, di un’universalità,
l’abolizione delle barriere fra paesi, classi, razze, l’abolizione degli odi tribali: questa visione era nobile–
siamo rimasti d’accordo su questo, vero? – un’immensa impazienza. Ma era anche qualcosa di più.
Era una sopravvalutazione dell’uomo.
Una sopravvalutazione forse fatale, forse insensata, eppure magnifica, giubilante, dell’uomo.
Il più grande complimento che gli sia mai stato fatto. La Chiesa ha ostentato un disprezzo tremendo per l’uomo.
L’uomo è una creatura caduta dalla grazia, condannata a trascorrere la sua sentenza a vita lavorando col sudore della fronte.
Polvere alla polvere. Per Gesù invece le sue capacità non conoscono confini, i suoi orizzonti, i balzi del suo spirito sono illimitati, o quasi.
L’uomo mira alle stelle. Non è infangato dal peccato originale ma è lui stesso l’origine. […] Sì, abbiamo sbagliato. Sbagliato mostruosamente, come dici tu.
Ma il grande errore, quello di sopravvalutare l’uomo, l’errore che ci ha traviato, è in assoluto la mossa più nobile dello spirito umano nella nostra tremenda storia.
Per me, per tanti prima di me, questo errore ha compensato le nostre mancanze. Ha trasformato la barbona ubriaca che sta qui davanti a noi in una cosa senza limiti.
Ogni mendicante è un principe di possibilità”.
Miksocrate


mf
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