Post

Visualizzazione dei post con l'etichetta asmara

Asmara's angels

Gli uomini migliori, così dicono, sono impastati di difetti, e per la più gran parte diventano molto più buoni per essere stati un po' cattivi”. 

William Shakespeare.

#C.U.A. Circolo universitario Asmara

photo by Jan Brumpton



5° 20′ 0″ N, 38° 55′ 47″ E
Parallelo 
15N


Eravamo già in paradiso, Armstrong posava il suo piedone sulla luna ma noi non lo sapevamo.

Fats Domino fumava tabacco olandese seduto sui gradini.
Un profumo di palissandri appena fioriti, un cielo di cobalto, il vento africano che rimescolava il tutto.

Il locale era un teatro con bar- sei Gradini-due porte basculanti-il salone-il palchetto per il gruppo-sala bigliardo, ping-pong e bar.
Non so quando si cominciò ad andarci, era tanto tempo fa.
Il C.U.A.
meta ambita e obbligata per tutti i ragazzi di Asmara. Tutti prima o poi ci passavano.
 Quelli che avevano delle belle carte ,gli sfigati, e i timidi della vita .
Si trovava all'incrocio di viale Haile Sellassie negus neghesti, dove si dice che Robert Johnson  fece il patto con il diavolo, qualcuno sostiene che sia nascosto nei bagni e venga fuori certe notti durante i rabbiosi temporali africani a mangiare pizzette e coca, discutendo con Cina di accordi diminuite settime maggiori.

 «**Jooohnson!Ehi!Qui si caga, non si dorme!**”




Ci andavamo per ogni bisogno.
Quando avevamo fame e sete, quando eravamo stanchi, dopo la partita, per festeggiare per litigare, per incontrare qualcuno o semplicemente essere.
Ci si andava soprattutto per essere ritrovati,
 Un mondo a parte.

Facevamo cose fuori di testa.
La paura era il problema ma anche il motore dei nostri successi o delle nostre sconfitte.
L’unica maniera per batterla era seguirla.
senza tregua fino alla fine del mondo.

Ma Soprattutto al C.U.A. abitava _l’allegria_...
Niente video-cellulari-TV-pc-solo radio Asmara.
 Il posto perfetto per l'immaginazione.
 Nel cielo sfrecciava il Led Zeppelin con la chitarra  di Jimmy Page.
 Nella parte est passeggiava sorridendo Lou Reed il pazzo, perso nei suoi miraggi spietati.


l’idiota di Fëdor e i folli facevano colazione con velocità farcita di marmitte espanse.
 Le Yamaha truccate da galera,
Braccati da toro seduto che preparava con cura le imboscate all'angolo sud su cateti di trigonometria incantata e dislivelli arditi.

Mr.Tambourine sostava sotto l'eucalipto insieme a pretty woman, celebrando matrimoni con la benedizione di papa Rolling Stones assistito dai credenti delle chiare-acque

Gene Vincent tutto impomatato cantava la  bamba. esserci era bellissimo,

Fanculo al futuro ululava Jimmy perso su binari impossibili con la sua fender strato. All along the watchtower. “There's too much confusion, I can't get no relief”.
 Le ore notturne scivolose incantate dai pink e i deep.


  La domenica quando i negozi chiudevano, e le luci cominciava timidamente a brillare al crepuscolo
si ballavano sul mondo insieme ad Abraxas e Carlos Santana.
La fauna femminile veniva liberata, e il locale si riempiva di lupi famelici.
 Fuori al buio si aggirava furtivo Jimmy Morrison e i suoi fantasmi.


In via della posta Sex machine non finiva mai di popolare i nostri sogni erotici.
Lei appariva alla luce del tramonto.
Vibravano I desideri e gli ormoni alfa nuotavano in acque alte. **“Mick qui non molla nessuno”.**
 Sinuosa bellissima la quintessenza della femminilità.
 I maschi dominanti si facevano seri.
Nel silenzio gli innamorati persi sudavano freddo. Cinque secondi di pura libidine


Sbandando terribilmente con Lucio e le sue emozioni si passava ad assistere Caino che smontava Kalashnikov sui tavoli da Ping pong.

La notti terminavano avviandosi verso i mattini  tintinnanti... jingle...Let me forget about today until tomorrow.

Avevamo quasi trovato la pace, sentivamo gli angeli vedevamo il cielo scintillante di diamanti.
 Su di noi il Grande Dio dei liberi.

Poi entrò David Bowie e tutto finì.




Mick




m.f.
\*dedicato a tutte le anime asmarine



Asmara e la memoria

                         


Ma la città non dice il suo passato,lo contiene come linee d’una  mano, scritto negli spigoli delle vie, nelle griglie delle finestre,

negli scorri-mano delle scale…



Eric Lafforgue
                                                                                               Photo by Eric Laffourge 
                                                                                                                                                                                                                        
                                                                                                                                                                   

15° 20′ 0″ N, 38° 55′ 47″ E



A

l di là di mari,deserti e catene di montagne sorge Asmara, città che chi l'ha vista una volta non può più dimenticare.
 Ma non perché essa lasci come altre città memorabili un'immagine fuori del comune nei ricordi.
Asmara ha la proprietà di restare nella memoria punto per punto, nella successione delle vie, e delle case lungo le vie, e delle porte e delle finestre nelle case, pur non mostrando in esse bellezze o rarità particolari.

Il suo segreto è il modo in cui la vista scorre su figure che si succedono come in una partitura musicale nella quale non si può cambiare o spostare una sola nota.

 L'uomo che sa a memoria com'è fatta Asmara, la notte quando non può dormire immagina di camminare per le sue vie e ricorda l'ordine in cui si succedono la cattedrale, l’imponente ufficio postale, il cinema Impero, la pasticceria Rigoni, il venditore di fichi d’india, il teatro, il bowling, il caffè all'angolo,il Bar Alba, la traversa che va a Massaua.

 Questa città che non si cancella dalla mente e come un'armatura o reticolo nelle cui caselle ognuno può disporre le cose che vuole ricordare: nomi di uomini , virtù, numeri, classificazioni vegetali e minerali, date di battaglie, costellazioni, parti del discorso.

Tra ogni nozione e ogni punto dell'itinerario potrà stabilire un nesso d'affinità o di contrasto che serva da richiamo istantaneo alla memoria.

Cosicché gli uomini più sapienti del mondo sono quelli che sanno a mente Asmara.

Inutilmente mi sono messo in viaggio per visitare la città: Asmara,obbligata a restare immobile e uguale a se stessa per essere meglio ricordata, Asmara langue.

Dio l'ha dimenticata.





Liberamente tratto da città invisibili Calvino

miksocrate

mk



mf


Lampi di felicità


Chi non teme che il più banale dei suoi momenti presenti diventi in futuro un paradiso perduto?

nick brandt
Photo by Nick Brandt

Il sole

 sorge lentamente su Asmara.
Il giorno prima una pioggia fine è caduta sulla città.
Ma quel mattino alla fine ha ceduto il posto al sole.

I timidi raggi scaldano il cemento e fanno evaporare l’umidità dal suolo.

Si scatenano profumi selvaggi di buganvillee e palissandri.

Il respiro della città si riprende lentamente, il suo battito si fa ritmato. Il giorno arriva inesorabile.

Per le strade un profumo di caffè appena tostato.
Nessuno parla, tutta la città in silenzio saluta il suo nuovo giorno.

 

“Ma che ricordi hai dell’Asmara?”.
“Per me ci sarà sempre un prima e un dopo
Troppi ricordi mi è difficile dire qualcosa.

Avevo cinque anni nel 1962.Non sono sicuro nemmeno che i ricordi che ho siano effettivamente i miei
Non riesco a distinguere i veri ricordi da quelli ricostruiti".

"Yalla ragazzi se volete che qualcuno vi racconti L’Asmara non dovete fare molti sforzi
Io di quella terra sono impregnato fino al midollo.
L’Asmara mi scorre sulle vene”.
“Quando ne parlo mi basta chiudere gli occhi per sentire i profumi e i rumori".
"la nebbiolina vi ricordate , eccola ci sono dentro….Ho i piedi nudi nell’acqua del mar rosso , le onde mi accarezzano le ginocchia…. e le spezie… il caffè”.

.

miksocrate


mf

Per il Mattino ad Asmara



jendayee9383
                                                                                                                                Photo by Yendayee



Voglio rendere grazie al divino

labirinto degli effetti e delle cause
per la diversità delle creature
che compongono questo singolare universo,
per la ragione, che non cesserà di sognare
qualche tratto del labirinto,
per il viso di Elena e la perseveranza di Ulisse,

per l’amore, che ci fa vedere gli altri

come li vede la divinità,
per il saldo diamante e l’acqua sciolta,
per l’algebra, palazzo dai precisi cristalli,
per le mistiche monete di Angelus Silesius,
per Schopenhauer,
che forse decifrò l’universo,
per lo splendore del fuoco
che nessun essere umano può guardare senza uno stupore antico,
per il mogano, il cedro e il sandalo,
per il pane e il sale,
per il mistero della rosa
che prodiga colore e non lo vede,
per certe vigilie e certe giornate del 1955,
per i duri mandriani che nella pianura
aizzano le bestie e l’alba,
per il mattino a Montevideo,
per l’arte dell’amicizia,

per l’ultima giornata di Socrate,

per le parole che in un crepuscolo furono dette
da una croce all’altra,
per quel sogno dell’Islam che abbracciò
mille e una notte,
per quell’altro sogno dell’inferno,
della torre del fuoco che purifica,
e le gloriose sfere,
per Swedenborg,
che conversava con gli angeli per le strade di Londra,
per i fiumi segreti e immemorabili
che convergono in me,
per la lingua che, secoli fa, parlai nella Northumbria,
per la spada e l’arpa dei sassoni,
per il mare, che è un deserto splendente
e una cifra di cose che noi non conosciamo,
per la musica verbale d’Inghilterra,
per la musica verbale di Germania,
per l’oro, che rifulge nei versi,
per l’epico inverno,
per il nome di un libro che non ho letto: Gesta Dei per Francos
per Verlaine, innocente come gli uccelli,
per il prisma di cristallo e il peso del bronzo,
per le strisce della tigre,
per le alte torri di San Francisco e dell’isola di Manhattan
per il mattino in Texas,
per quel sivigliano che scrisse l’Epistola Morale
e il cui nome, come egli avrebbe preferito, ignoriamo,

per Seneca e Lucano, di Cordova,

che prima della nascita dello spagnolo scrissero
tutta la letteratura spagnola,
per il geometrico e bizzarro gioco degli scacchi,
per la tartaruga di Zenone e la mappa di Royce,
per l’odore medicinale degli eucalipti,
per il linguaggio, che può simulare la sapienza,
per l’oblio, che annulla o modifica il passato,
per l’abitudine,
che ci ripete e ci conferma come uno specchio,
per il mattino, che ci prepara l’illusione di un principio
per la notte, la sua tenebra e la sua astronomia,

per il coraggio e la felicità degli altri,

per la patria, sentita nei gelsomini
o in una vecchia spada,
per Whitman e Francesco d’Assisi, che già scrissero questa poesia,
per il fatto che la poesia è inesauribile
e si confonde con la somma delle creature
e non arriverà mai all’ultimo verso
e cambia secondo gli uomini,
per Frances Haslam, che chiese perdono ai suoi figli
perché moriva così lentamente,
per i minuti che precedono il sonno,
per il sonno e la morte,
quei due occulti tesori,
per gli intimi doni che non conto,
per la musica, misteriosa forma del tempo.
per il mattino ad Asmara.
Trad di M.F.
"per il mattino ad Asmara è una mia aggiunta... concedetemelo"
miksocrate
jendayrr 87474
photo by Jendayee
mf

My little Asmara

  bimbi
cuccioli




Un profumo intenso di zghinì. ll lieve e soave contatto con l’injerà appena sfornata,quel boccone che in bocca ti esplode e ti rincuora con questo mondo. 


mani
mani

  Io vengo dall’altopiano duro ,di belle genti fiere, dove oggi si mangia il cibo degli Dei


fiesta
fiesta


Tutto il villaggio fuori a festeggiar la notte stellata


funzionee
funzione

Illuminiamo con i fuochi la nostra vita e via a bruciare i  vecchi sogni Ohiè Ohiè


preghiera
preghiera

Nuovi amori, voglio vedere ancora i suoi bellissimi denti risplendere e il suo sguardo vellutato infuocato.



felix poto by Eric Laffourge


Tutti i ragazzi fuori .Oggi è festa dello spirito. Domani mattina
 fiori gialli da portare ai nonni ,felicità semplice profumo di campagna,bagnarsi nel fiume benedetto 


Grazie o mio Dio di avermi dato la possibilità di vedere tutto questo, Grazie o mio dio dolcissimo,lasciami giocare con i fiori gialli. lo so sono tuoi ma oggi,solo per oggi lascia che li doni ai nonni...preghiera etiope.


Fuochi nella notte



Miksocrate

















mf

Bentornato a casa amico

(…) E fu più o meno
da quel momento, che volli tornare indietro. Tornare
per trovare l’origine. Una porta. Per ricominciare
tutto di nuovo, ma in un altro modo. Tornare
per ritrovare l’inizio – e me stesso tramite esso

Vera Lúcia de Oliveira

boydtt

Quel viaggio cominciò ad avere senso solo davanti alla cattedrale di Asmara.
Erano vent’anni che non calpestavo il marciapiede di corso Godena Harenet ( un tempo viale Hailè Sellassiè I), e se qualcuno mi avesse chiesto quello stesso mattino se pensavo di tornare a calpestarlo dopo tanto tempo gli avrei risposto :”Neanche morto”.Comunque non ero morto e ,tutto avevo fatto per non tornare ,per non dovermi confrontare con il mio passato senza più certezze vagando nella malinconia.
Nonostante tutta la mia disabitata presenza mi ritrovavo nuovamente lì, sotto un sole implacabile e circondato da una splendida vegetazione che sembrava contagiata dal sogno. La vecchia Asmara acquattata sull’altipiano respirava la tranquilla aria tersa di sempre, quella calma che era ormai un lontano ricordo nel resto dell’Africa, flagellato da una guerra infinita. Asmara sembrava rimasta al margine, congelata nell’ ricordo dei miei quindici anni, benché quella calma fosse un inganno sapevo che la memoria è incline alla menzogna e , se mi sforzavo di farlo, potevo ricordare che nell’Eritrea della mia infanzia e adolescenza si sentiva l’eco degli spari di un’altra guerra. Allora come adesso, la violenza e l’allegria si mescolavano vorticosamente nella vita degli Asmarini, colmandola di sangue,sogni e passioni. Come nel testo di un bolero.

photo by  Sheikh Mehedi Morshe


Se era la pace ciò che cercavo inconsciamente tornando ad Asmara, risultava chiaro ormai che una barriera d’ansia le impediva di pervadere il mio spirito. La quiete della stanza dell’albergo Italia, lungi dal tranquillizzarmi finiva per darmi un senso di oppressione al petto e l’aria tersa e chiara di quel fresco tramonto non faceva che aumentare la mia ansia.
Poi durante la notte, un vago rumore di tamburi e nenie dimenticate che sembrava aleggiare nella città e agitava le ombre del passato come un palpitare antico e minaccioso popolò i miei sogni di confuse vicende dalle quali non riuscivo a uscire se non svegliandomi di soprassalto, con il cuore che batteva all’impazzata come gli invisibili fantasmi di guerrieri che circondavano la città.L’indomani mattina armato come un fotoreporter decisi di fare una passeggiate e, quasi senza rendermene conto, le gambe mi portavano nei luoghi dell’infanzia, fino ad arrivare  al mercato. Li se ne stavano appostati i commercianti che offrivano le loro variopinte mercanzie. Affilatori di forbici,calzolai, sarti,mendicanti ,dispensatori di consigli, ogni cosa per il rimedio, meno per quel male che io portavo da lontano la tristezza. Lasciai il mercato e le mie gambe quasi telecomandate mi portarono in tutti quei luoghi che per tanto tempo avevano albergato i miei sogni. Fu allora che andai a sbattere il muso contro il passato Tesfai. Si avvicino con un fugace sorriso, subito mi resi conto che non mi aveva riconosciuto perché cominciò a sciorinare la solita manfrina degli indigeni a caccia di turisti. Il mio accento italoasmarino, dopo tanti anni passati in Italia era appena percettibile e potevo dunque benissimo essere scambiato per uno dei tanti turisti irresponsabili in cerca di emozioni forti.
Mi parlò delle bellezze di Massawa, delle isole Dahlac, della possibilità di fare escursioni e immersioni. Già che c’era non mancò neppure di invitarmi a conoscere un amica amante. Io lo ascoltavo e intanto studiavo il suo volto, sul quale il trascorrere del tempo aveva lasciato ben poche tracce.


photo by Nick Brandt

Gli stessi capelli crespi, gli stessi baffi, la stessa serietà da uomo retto dietro cui si nascondeva lo sfaccendato sempre pronto a far baldoria.
“com’è che non invecchi mai, Tesfai?” lo interruppi.”” Hai fatto un patto con il diavolo”………..Mikiel sei proprio tu uwai… woddaitey!. Porco cane come stai?mamma Aregash come sta?
Andiamo a casa mia...
Due lacrime silenziose solcarono il mio volto...
Bentornato a casa amico mio.
Miksocrate
mf

Asmara blues



"Io sono figlio del Caos e non allegoricamente, ma in giusta realtà"
Luigi Pirandello


A Morelli
Massawa




massawa44
Massawa






Asmara
Asmara





asmara3
Ande-Mariam




moschea
La moschea



asm
Asmara



blues Asmarino







L’impossibile ritorno al punto di partenza, presuppone l’oblio di tutto quanto è avvenuto fra il momento della partenza e quello del ritorno.


I derivati della memoria, le ossessioni il desiderio, la quotidianità, l’invecchiamento hanno eliminato il sapore preciso del passato: quel sapore che Proust ritrova per un caso fortunato


Forse i miei amici che ritornano ad Asmara come turisti, lo fanno con la segreta speranza di ritrovare un giorno con sorpresa un’emozione, una sensazione da lungo tempo perduta, un istante di giovinezza o d’infanzia.



Quella pausa, quell’oblio momentaneo del passato e del futuro simultaneamente, quella tregua fra il ricordo e l’attesa che ossessiona Stendhal perché assomiglia alla felicità, è anche, e più ancora, quella cui aspira il nostro

animo purificato nella sua forma per preservarlo dagli attentati del tempo e dare ai nostri figli la sensazione di un puro presente, di un presente che dura senza trascorrere perché immobilizzato nel ricordo che non è mai una semplice
ripetizione


Miksocrate



Tag di Technorati: ,,
    le immagini sono di A.Morelli gentilmente concesse



mf

IL DIO LEOPARDO

Africa foto by Giampiero Marchiò


Il Dio Del Leopardo è un racconto che ho scritto nel 1980. Un frammento di vita che mi ha segnato nel profondo. Gli amici africani si metteranno a ricordare, qualcuno in Australia riderà e qualcuno su un'isola remota mi scriverà incazzato. In America si metteranno a piangere (premetto) che : non sono uno scrittore di professione. Il mio scopo è di trasmettere emozioni e divertirmi: Nei miei post ci saranno molti errori di ortografia e di sintassi dovuti alla mia velocità nello scrivere io, scrivo di getto quel che mi viene. O cosi, o niente. Avrei bisogno di un correttore di bozze… ma, diventerebbe un lavoro. Perdonatemi, farò del mio meglio l'importante è che voi capiate cosa io voglio comunicare. Qualsiasi persona o fatto, coinvolta nei  miei racconti e frutto di ricordi che possono essere confusi e imprecisi. Chiedo altresì scusa se qualcuno si offenderà.
Nella seconda parte, il linguaggio è un po' colorito Chi si sente suscettibile e delicato e pregato di non leggere. 







Prologo

Asmara:
15° 20′ 0″ N, 
38° 55′ 47″E

Anno 1965

Erano gli anni, che non avevo niente
 ma, potevo uscire
 e trovavo
 il Mar Rosso, il Bush e le montagne 
tutte per me, mi sono illuso
 che fosse stato per sempre.
savana
Per molto tempo, mi fu chiaro che il mio posto era lì. Il bordo nord-occidentale della Great rift valley Asmara.             
 Una città unica. E già qui bisogna intendersi su ciò che si scrive più che una città per capirci meglio un 'oasi solo che al posto del deserto fuori ci si trova in una savana mista a paesaggio montuoso. Immaginate, di andare da Parma a Milano e alla Crocetta (periferia di Parma) cominciasse l'ignoto cioè niente, pali della luce niente benzina nessuna presenza umana fino a Milano, voi e la natura a tu per tu e se avete la fortuna di possedere una moto enduro e la fine del mondo. È lì il paradiso, nessun fotografo per quanto bravo potrà mai avvicinarsi a ciò che si vede, perché lì tutti i sensi partecipano, l'occhio da solo non basta, l'udito diventa più fine, insomma si è soli,e se ti allontani dal percorso tracciato, lo fai a tuo rischio e pericolo e non ti trova più nessuno,ottimo posto per sparire. Raccogli una pietra la osservi e sai che è lì da milioni di anni con riverenza la rimetti al suo posto La culla dell'uomo, lì c'è Dio. Io quando volevo meditare sapevo dove andare. Per quanto sto per scrivere, mi beccherò l'ira di qualche fervente nazionalista. Asmara è nata come città Italiana ed è morta quando gli italiani se ne sono andati. Infatti, è l'unica città africana in cui la popolazione è diminuita notevolmente negli ultimi venti anni. Le città nascono e muoiono per un fatto della storia, indipendentemente dalle nostre fantasie. Chi si aspetta di trovare un villaggio africano rimarrà deluso. Un'Italia in miniatura dentro l'Africa. Entravi ad Asmara eri in Italia ma, come uscivi ti ritrovavi nella savana, una realtà purtroppo finita male. Curioso parlare di un'Italia perduta, sembra quasi irreale. Situata a un'altezza di 2.363 metri sul livello dal mare; la sua Caratteristica sono le montagne, che assomiglino a delle grandi piattaforme (le chiamano Amba) immaginatevi delle montagne capitozzate, come se non avessero deciso di crescere e come stare al millesimo piano di un grattacielo,e per scendere, gli ingegneri italiani hanno costruito una strada che in un ora e mezzo ti portava dai venti gradi di Asmara all'inferno di Massawa con quarantacinque gradi all'ombra, un capolavoro maestoso.


 Asmara
La Temperatura media durante tutto l'anno à di diciotto gradi celsius, come una primavera infinita. Asmara è stata quello che Dubai è oggi nel mondo; nella progettazione, gli architetti italiani hanno avuto una libertà senza limiti se non la loro immaginazione, é stato uno dei primi esempi di città moderna. Un'idea, che è stata poi introdotta in molte altre metropoli, come Brasilia. Il tasso di criminalità era lo zero assoluto. Le carceri vuote, Tre vigili urbani in servizio per le strade. Era fantastico. Se si fosse misurato il livello della qualità della vita allora, The winner is… Questo è l'ambiente dove si svolge la storia di Il dio del Leopard, questa era casa


Foto  A.N.Tàppero

Silenzioso, furtivo, grande arrampicatore, il leopardo è un animale solitario, non socializza con i suoi simili. Il simbolo della libertà totale. Ad Asmara, in quel periodo adolescenziale, ero costantemente bersagliato da una così grande quantità di stimoli da parte del mondo esterno che era difficile darne una definizione chiara e univoca. Passavo ore intere a fantasticare a osservare, non mi stancavo mai. Il Leo catturava la mia attenzione, lo studiavo, prendevo appunti, mi affascinava, il suo sguardo fiero che  mi attraversava un punto invisibile del cervello; Lo ammiravo, cercavo il suo segreto, la sua debolezza, era inattaccabile.. senza il minimo sforzo era capace, di rimanere immobile come una statua, poi all'improvviso, con un atteggiamento da attore consumato si leccava i baffi e spostava la sua enorme testa verso un altro obiettivo. Quegli occhi gialli, come la luce del sole, che potevano illuminare o accecare, riscaldare, o bruciare, mi facevano sentire nudo, sembravano d'oro, annullavano tutto le mie difese, mi toglievano l'udito e il respiro, era come perdersi in una sfida intellettuale senza parole. E poi, all'improvviso, lui decideva, e lentamente, con eleganza, balzava sul ramo di un albero, che era la sua postazione preferita; sbadigliava, e apriva la bocca alla massima apertura mostrando i suoi canini spaventosi e mi ignorava. In quei momenti potevo fare o dire qualsiasi cosa,per lui non esistevo, solo disprezzo. L'indifferenza, dicono gli orientali, sia un'arte, un'arma necessaria; senza la cui protezione e il suo conforto non è possibile affrontare a testa alta una vita da prigioniero. Lì vicino, a qualche genio era venuta la brillante idea, di metterci una scimmia carogna legata ad una catena lunghissima,la quale, avendo capito che era al sicuro,  ne approfittava  provocando solo come una scimmia sa fare. Un giorno, dopo mesi di melina, una zampata fulminea e un artiglio misero fine all'esistenza del primate. Dopo la dimostrazione di potenza, Leo con calma si mise a osservare la confusione che si era creata attorno al cadavere. Qualcuno disse: «Ha sputato. Nahh, il Leo ha sputato»


ecco cosa si vede la rift valley
 Una mattina, durante un temporale, che in Africa è considerato un momento sacro si teneva una lezione di matematica, quando si udirono delle urla concitate, e fu allora che Il bidello irruppe terrorizzato in aula e chiudendo porte e finestre, farfuglò:«bestia, beast ran leopard off.... scappato, uoddaitei.., uoddaitei ..abboi bsmaam...woziu deghe keidu uai, uai..gorobet». Dovevate vedere il terrore dipinto nei volti di ognuno di noi; furono due ore di anarchia totale, adrenalina a quintali, e il prof. che voleva andar fuori ma ,era costretto a rimanere con noi,aveva adosso la sindrome della preda in poche parole si cagava addosso. Leo finalmente esisteva e faceva paura. Dopo un paio d'ore fu catturato, probabilmente il periodo di cattività l'aveva reso meno scattante, e di sicuro aveva più paura lui che i suoi cacciatori. Alla ripresa delle lezioni, si sentivano i ruggiti di disperazione, un lamento straziante che ti metteva angoscia,ti penetrava nella testa come un trapano, un urlo di dolore insopportabile. Per molto tempo dopo in città, non si parlò d'altro. Le mamme degli alunni protestarono,e per Leo le misure di sicurezza furono raddoppiate .In seguito si era diffusa la notizia, che qualche sedicente gruppo rivoluzionario volesse liberarlo, ma, era una leggenda da campus. Era diventato un caso politico. Allora non avevo la minima idea di quello che significasse per un animale stare dietro le sbarre, la giustificazione non regge, ero complice,ma, per me era naturale che fosse così.In seguito quando venni in Italia per via degli avvenimenti bellici, che mi hanno sconvolto la vita (ma questa è un'altra storia, di false rivoluzioni e feroci dittatori,e qui qualche eritreo s’ incazzerà ma è storia.Io per esempio sono nato in Etiopia ed è un fatto. Così è scritto nei miei documenti e Asmara era Etiopia. Ora le frontiere mi dicono che ciò che è stato scritto non è vero. La sindrome jugoslava, paesi spariti confini cambiati  e uomini senza più un passato ,ma io dove sono nato? In Etiopia o in Eritrea?Vallo a spiegare a una guardia di confine che la carta geografica politica è cambiata...in Comune mi hanno consigliato di viaggiare con due documenti  Fortissimo, il potere della burocrazia) tornando a noi in Italia oi badate bene ,la terra di mio padre mi son sentito nelle stesse condizioni di Leo (con le dovute differenze) e ho capito il vero valore della libertà e il legame atavico verso quel grande mondo che è l'Africa ,ma non con gli africani bianchi, neri, gialli stupidi ,io odio la stupidità, quindi tutti gli stupidi del mondo e amo l'Africa nella sua essenza più pura staccata da qualsiasi appartenenza . Badate bene non è razzismo ma una fredda costatazione. Dirò di più i suoi più grandi nemici sono gli abitanti stupidi. Che ,siccome ci sono nati, si arrogano il diritto di compiere le nefandezze più irraccontabili e questo vale per tutti, ma in particolare per l'Africa.  Le vene aperte di questo continente gridano vendetta non verso una particolare situazione del passato ma verso gli umani e in Africa la popolazione degli stupidi e dei banditi in percentuale è più alta che in altri luoghi ,loro beati si rimpallano le responsabilità in una litania continua vittime e carnefici tutte nello stesso calderone.(vedi post sottovalutazione della stupidità) Che lo vogliate o no siamo tutti coinvolti.  Molti anni dopo i suddetti avvenimenti, in Italia  in una fredda notte invernale con una temperatura polare, feci un sogno, forse un incubo.
                                                     



Foto A.N.Tàppero

                                                            
  Leo parlava:«Oi pirlotti, ma che cazzo ne volete sapere voi della mia vita, degli orizzonti infiniti, Serengeti! La chiamate cosi la savana, per me è terra rossa, erba verde e le stelle che voi non potete neanche immaginare, La grande schiena della notte. E Cosa ne sapete dei miei giorni passati a vagare nell'immensità della savana, di ruggiti, di notti buie dove solo io potevo vedere. E Quando il cielo si oscurava per i temporali rabbiosi e la pioggia che scorreva calda sul mio mantello, e le grosse gocce d'acqua, e il piacere indescrivibile da brivido. Di, grandi silenzi passati a contemplare l'infinito. Senza un passato e senza futuro, tutto qui, adesso. Ominidi di merda,voi con i vostri ideali di civiltà. La vostra libertà non mi piace, liberta è partecipazione ma, vaffanculo, io non ho partecipato a nulla, e stavo bene, dove stavo. Io avevo una libertà pura. Sono vissuto unicamente per me stesso. Non respiravo assaporavo l'aria, non guardavo ma ammiravo, non correvo camminavo con calma. Voi potevate uccidermi e vi avrei anche capito ma torturarmi no. La mia nemica iena ridens (crocuta crocuta) in confronto a voi è un leprotto. Io ero immortale perché non sapevo che dovevo morire, se avessi riacquistato la libertà, ero fottuto mi avete umanizzato. Non potevo neanche suicidarmi perché non riuscivo neanche a concepire l'idea della morte. Il dio dei leopardi non vale come il vostro, la legge delle pantere dice non comunicare assolutamente con i primati (chissà perché poi questo nome arrogante?). Non perché non avessi interesse a comunicare, Il grosso rischio era nella risposta che mi avreste dato. Che cosa avrebbe fatto un leopardo parlante? Sicuramente sarebbe stato chiuso in una gabbia molto più sicura della mia e sottoposto a ogni genere di stupidi esami., perché in genere, voi umani siete incapaci di accettare che, un essere diverso da voi, vi capisca e cerchi di farsi capire. Io ero a conoscenza, della triste sorte toccata ai delfini, condannati a fare i pagliacci. Solo perché si erano permessi di esprimere un concetto. E sapevo anche delle umiliazioni cui gli umani sottopongono qualsiasi animale;l0 fanno persino ai loro simili, che si mostrino intelligenti e ricettivi . E I leoni? Addirittura vedersi infilare tra le fauci la testa di un deficiente Spaventoso? Ditemi Perché comunicare? Ouuu! Ma andate tutti a cagare…ma, forse vi allenate su di noi per sfidare il vostro Dio?


Leo foto in concessione da bushcompany safari
 Una notte, nella savana ho incontrato un vecchio babbuino, tornava da una festa, era pieno come un uovo e mi ha confessato che le scimmie parlano benissimo la vostra lingua, ma, allora gli ho detto spiegatevi. Poiché oltre a tutto siete pure cugini. Col cazzo mi ha risposto. Quelli ci mandano subito in fabbrica a lavorare.Zitto. Parenti? Mamma mia. Meglio starci lontano. Ormai si sono montati la testa, vogliono comandare, ma un giorno tutto questo finirà e allora saranno cazzi loro ohi ohi. Hai visto ippop? È diventato grasso come un facocero, L'altro giorno, era lì sott'acqua che cagava beato, quando ti arriva un tipo con la barchetta insieme a una biondina che fotografava tutta eccitata. L'ominide, con una pertica voleva stanarlo… naaah! Non ci ha visto più, si è incazzato come un ippopotamo, ha fatto una strage. I colleghi l’hanno portato via non riuscivano a tenerlo fermo.Apriti cielo, rappresaglia feroce, uno a mille. Femmine, cuccioli, perfino i pesci senza pietà.Kigheghe. A Quel punto gli ho detto:« ascolta gorillotto, non andare più in giro nella savana dopo aver bevuto quel infernale distillato di noce di cocco,, perché se ti cuccano i tuoi cugini finisce che parli, e poi ti mettono a lavorare» tranquillo Panter piuttosto mangio una merda di licaone liquida, e poi, ridendo aggiunse:_ pensa a quel giuda di un cane che suo nonno  si rivolta ancora nella tomba, tutto uggioli e guaiti .lo schiavo minkia come sì e ridotto, pensa che altri umani, in Cina se lo mangiano. Io gli ho fatto notare che mio cugino gatto invece non se la passava poi così male. Eih. Eih ferma, ferma, quello è un dritto. Ha capito tutto. Li prende per il culo,ma a loro piace così. Lo scorso mese, e venuto a trovarmi. Una rottura — e sento caldo e qui e lì, non riusciva a dormire voleva l'aria condizionata. Naah,Okey_bayby adesso smammo. — Ciao goriillotto.- Acqua in bocca_ EmHF non dirlo più che mi viene da vomitare. Andava via che sbandava da un baobab all'altro. Tornando a noi umanoidi. O me o voi ormai, non si fanno più prigionieri e adesso vedete di togliervi dai coglioni, andate a giocare alla caccia, pensa te caccia, hanno fame loro… Ohi noi nella savana la chiamiamo sopravvivenza, e curioso il modo che avete di usare le parole… A già mi stavo quasi scordando, Ei tu, dico a te Michele sì, sì, a te testa di cazzo, se vedi quel tuo amichetto, quello magrino con i ricciolini neri tutto delicato, ma cattivo. Mi pare si chiami Riccardo, devi dirgli di smetterla di tirarmi fiondate sulla schiena. OI se l'incontro da solo e disarmato gli spacco il culo ». Questo è tutto quello che ricordo di un sogno irreale. Il Leo e la sua Africa perduta, il suo lamento. La sua rabbia. Il Leo senza libertà di parola o di opinione o di partecipazione come dice Gaber ma con una libertà totale che purtroppo solo pochi possono provare, la libertà dove lo sguardo è libero privo di varianti. Gli immensi altopiani dove puoi urlare e sentire il tuo verso inutile, Burroni spaventosi dove si perde l'oblio. Dove tutto è uguale ma diverso. Dove le città finiscono e incomincia l'ignoto. Dove La libertà non costa niente. 
                                                                                               

 Miksocrate

mf





Copyright (c) 2011 - 2019-Tutti i diritti riservati. Vietata la copia anche parziale. Ogni abuso derivante dal plagio, dalla contraffazione, la copiatura, la distribuzione, la commercializzazione, del materiale e dei marchi brevettati, lo sfruttamento economico o pubblicitario dei contenuti del blog sarà perseguibile civilmente e penalmente.