Bici Soul
MOVIMENTI DELL'ARIA
Cuba Ahron de Leeu
La costruzione del canale Welland (1932), permise alle lamprede di mare, in fase di migrazione riproduttiva, di aggirare l'ostacolo delle Cascate del Niagara
e arrivare quindi ai Grandi Laghi: gli esemplari nati sul luogo non riuscirono più a tornare in mare e si adattarono al nuovo habitat diffondendosi enormemente a spese dei Salmonidi locali.
Questi parassiti succhiano il sangue dei pesci più grossi, come la trota e il salmone, uccidendoli. In questo modo i pesci più piccoli rimangono senza
predatori naturali, e aumentano a dismisura. A quel punto il plancton non basta più, e milioni di questi pesci muoiono di fame.
Per caso vi ricorda qualche altra specie?
Una specie o impara da se a contenere la propria crescita, oppure ci pensano malattie, carestie e purtroppo la guerra.
Ormai non credo più alla grande bugia che l’uomo possa produrre all’infinito automobili e moltiplicarsi senza autodistruggersi.
Non è questione di essere innocenti o colpevoli<< da un punto di vista morale i dinosauri non erano né buoni ne cattivi>>.
Il fatto di trovarsi a Parigi o a New York non fa più nessuna differenza, la globalizzazione sta scientificamente diffondendo forme di vita in franchising,
i posti diventano tutti uguali, i ristoranti cinesi, i McDonald’s e le automobili sono i veri abitanti di questo pianeta.
Gli indigeni, i luoghi tutto ciò che di unico esiste scacciato via per far spazio alle nuove strade al cemento, i centri sempre più lontani le periferie infinite,
una monocultura dove l’animale uomo vive per la maggior parte del suo tempo rinchiuso in una scatola di metallo. Alla fine le uniche biodiversità che rimarranno saranno la Coca e la Pepsi
e l’automobile. Le città ormai sono camere a gas e incubi ad aria condizionata, le automobili hanno occupato gran parte dello spazio
che dovrebbe essere riservato a una convivenza vitale e piacevole. Nelle agende di nessun governante del pianeta è prevista l’eliminazione totale
del traffico privato, ci stiamo suicidando e uccidendo gli altri esseri, il pessimismo non attecchisce più, vi è come una rassegnazione ma forse questo è il nostro
destino naturale, la distruzione sistematica e la visione sadica dell’abisso. Dalle rovine se riusciremo a sopravvivere, finalmente, ebbri riconosceremo la nostra potenza.
L’automobile espropria secoli di diritti d’uso che garantivano fiere, mercati, socialità. Basta guardare gli spot che la tv ci propina rubando le più belle canzoni della nostra generazione
trasformate in jingle, dove l’auto è proposta non più come mezzo di locomozione ma come un opera d’arte, insieme ti vendono una marea di accessori come che ti serviranno per tutta la tua esistenza
Giganteschi SUV con l’aria condizionata che scorrazzano con i vetri oscurati in un mondo irreale.
Ci siamo riusciti abbiamo inventato un pedone invalido rinchiuso in recinti dove insieme alle minoranze sarà controllato da telecamere.
Mentre i vecchi e i bambini ormai dalle strade delle città sono stati da tempo eliminati. Quel bellissimo corpo che aveva dominato i cavalli, che si era servito del regno
animale in simbiosi di una mobilità responsabile è umiliato, è diventando una protesi di una protesi, un ammasso di ferro metallizzato, il nostro corpo, l’intelligenza
suprema prestata a una macchina perché funzioni. Abebe Bikila. che corre a piedi nudi per le strade di Roma dimenticato da un uomo nuovo visione privo di cervello rinchiuso in una scatola, inghiottito dall’inno
al motore.
L’automobile da promessa di libertà e d’incremento di potere è diventata espropriazione di ogni possibilità reale di movimento.
Un mantra tutto uguale, auto bellissime tutte filmate in un paradiso della natura mentre sappiamo bene che la vita reale è una prigione.
La mia auto è in garage da molti anni non la uso più è vero ci sono stati giorni lontani e felici.
(solo una bozza da rivedere scritta nella sala d’attesa del dentista)
Nell'ombra della notte si ritorna soli
È l'ora che preferisco per viaggiare in bicicletta,
al raggio delle stelle su la strada vuota, per la bianchezza della quale l'occhio vede
da lungi sicuramente.
Dove si corre?
Alfredo Oriani, La bicicletta, 1902
Welland (Ontario) Canada Ontario 179 m s.l.m.
Coordinate: 42 ° 59 '0 "N , 79 ° 14 '0 "W
Cuba Ahron de Leeu
La costruzione del canale Welland (1932), permise alle lamprede di mare, in fase di migrazione riproduttiva, di aggirare l'ostacolo delle Cascate del Niagara
e arrivare quindi ai Grandi Laghi: gli esemplari nati sul luogo non riuscirono più a tornare in mare e si adattarono al nuovo habitat diffondendosi enormemente a spese dei Salmonidi locali.
Questi parassiti succhiano il sangue dei pesci più grossi, come la trota e il salmone, uccidendoli. In questo modo i pesci più piccoli rimangono senza
predatori naturali, e aumentano a dismisura. A quel punto il plancton non basta più, e milioni di questi pesci muoiono di fame.
Per caso vi ricorda qualche altra specie?
Una specie o impara da se a contenere la propria crescita, oppure ci pensano malattie, carestie e purtroppo la guerra.
Ormai non credo più alla grande bugia che l’uomo possa produrre all’infinito automobili e moltiplicarsi senza autodistruggersi.
Non è questione di essere innocenti o colpevoli<< da un punto di vista morale i dinosauri non erano né buoni ne cattivi>>.
Il fatto di trovarsi a Parigi o a New York non fa più nessuna differenza, la globalizzazione sta scientificamente diffondendo forme di vita in franchising,
i posti diventano tutti uguali, i ristoranti cinesi, i McDonald’s e le automobili sono i veri abitanti di questo pianeta.
Gli indigeni, i luoghi tutto ciò che di unico esiste scacciato via per far spazio alle nuove strade al cemento, i centri sempre più lontani le periferie infinite,
una monocultura dove l’animale uomo vive per la maggior parte del suo tempo rinchiuso in una scatola di metallo. Alla fine le uniche biodiversità che rimarranno saranno la Coca e la Pepsi
e l’automobile. Le città ormai sono camere a gas e incubi ad aria condizionata, le automobili hanno occupato gran parte dello spazio
che dovrebbe essere riservato a una convivenza vitale e piacevole. Nelle agende di nessun governante del pianeta è prevista l’eliminazione totale
del traffico privato, ci stiamo suicidando e uccidendo gli altri esseri, il pessimismo non attecchisce più, vi è come una rassegnazione ma forse questo è il nostro
destino naturale, la distruzione sistematica e la visione sadica dell’abisso. Dalle rovine se riusciremo a sopravvivere, finalmente, ebbri riconosceremo la nostra potenza.
L’automobile espropria secoli di diritti d’uso che garantivano fiere, mercati, socialità. Basta guardare gli spot che la tv ci propina rubando le più belle canzoni della nostra generazione
trasformate in jingle, dove l’auto è proposta non più come mezzo di locomozione ma come un opera d’arte, insieme ti vendono una marea di accessori come che ti serviranno per tutta la tua esistenza
Giganteschi SUV con l’aria condizionata che scorrazzano con i vetri oscurati in un mondo irreale.
পথের শিল্পী
Ci siamo riusciti abbiamo inventato un pedone invalido rinchiuso in recinti dove insieme alle minoranze sarà controllato da telecamere.
Mentre i vecchi e i bambini ormai dalle strade delle città sono stati da tempo eliminati. Quel bellissimo corpo che aveva dominato i cavalli, che si era servito del regno
animale in simbiosi di una mobilità responsabile è umiliato, è diventando una protesi di una protesi, un ammasso di ferro metallizzato, il nostro corpo, l’intelligenza
suprema prestata a una macchina perché funzioni. Abebe Bikila. che corre a piedi nudi per le strade di Roma dimenticato da un uomo nuovo visione privo di cervello rinchiuso in una scatola, inghiottito dall’inno
al motore.
L’automobile da promessa di libertà e d’incremento di potere è diventata espropriazione di ogni possibilità reale di movimento.
Un mantra tutto uguale, auto bellissime tutte filmate in un paradiso della natura mentre sappiamo bene che la vita reale è una prigione.
La mia auto è in garage da molti anni non la uso più è vero ci sono stati giorni lontani e felici.
In bicicletta, si torna finalmente padroni dei luoghi e i movimenti non impedisco quelli dei nostri simili, si ha la possibilità di vivere un nuovo rapporto tra spazio e tempo .Bici soul l'anima in movimento .Se dovessi costruire una nuova città, sarebbe senza auto: cavalli,
biciclette, energia solare, e tolleranza zero verso i rumori. Nel lontano 1980
quando mi trasferì alle Seychelles per un po’ di tempo ricordo ancora il mio
amico Riccardo
Carbognin che mi venne a prendere all'aeroporto di Mahè. A parte il
clima magnific, la bellezza dei colori quello che mi colpii fu che lui fosse a piedi
nudi.-<< Titti ma si può?>> - <<Si deve>> Tolte le scarpe ritrovai il contatto con la madre
terra ed è una delle esperienze più intense che ancora ricordo, le mie scarpe
finirono in un angolo e furono dimenticate. Ma non avevo visto ancore La Digue
un'isola fuori dal mondo e dal tempo senza auto con carri trainati da buoi per taxi. Solo biciclette ,ricordo ancora il dolce rumore della catena mentre mi
facevo le mie passeggiate solitarie. Ora purtroppo tutto ciò non esiste più la
globalizzazione si è mangiato tutto e i mitici Seychellesi son entrati a far
parte di questo schifoso mondo vittime consapevoli della scatoletta
malefica.
Passo parola al mio amico Neruda che meglio di me può decantare in versi alla mia amata. (solo una bozza da rivedere scritta nella sala d’attesa del dentista)
পথের শিল্পী
Il mio posto preferito a La Digue Seychelles |
Ode alla bicicletta - Pablo Neruda
Iba por el camino crepitante: el sol se desgranaba como maíz ardiendo y era la tierra calurosa un infinito círculo con cielo arriba azul, deshabitado. Pasaron junto a mí las bicicletas, los únicos insectos de aquel minuto seco del verano, sigilosas, veloces, transparentes: me parecieron sólo movimientos del aire. Obreros y muchachas a las fábricas iban entregando los ojos al verano, las cabezas al cielo, sentados en los élitros de las vertiginosas bicicletas que silbaban cruzando puentes, rosales, zarza y mediodía Pensé en la tarde cuando los muchachos se laven, canten, coman, levanten una copa de vino en honor del amor y de la vida, y a la puerta esperando la bicicleta inmóvil porque sólo de movimiento fue su alma y allí caída no es insecto transparente que recorre el verano, sino esqueleto frío que sólo recupera un cuerpo errante con la urgencia y la luz, es decir, con la resurrección de cada día. | Andavo per la strada crepitante: il sole si sgranava come mais ardente la terra era calda un infinito circolo con cielo in alto azzurro, disabitato. Passarono vicino a me le biciclette, gli unici insetti di quel minuto secco dell’estate, riservate, veloci, trasparenti: mi sembrarono soltanto movimenti dell’aria. Operai e ragazze alle loro fabbriche andavano consegnando gli occhi all’estate, le teste al cielo, seduti sulle elitre delle vertiginose biciclette che fischiavano attraversando ponti, rosai, rovi e mezzogiorno. Pensai al pomeriggio quando i ragazzi si lavano, cantano, mangiano, alzano una coppa di vino in onore dell’amore e della vita, e alla porta aspettava la bicicletta immobile perché soltanto di movimento è la sua anima e lì caduta non è insetto trasparente che percorre l’estate, ma scheletro freddo che solo recupera un corpo errante con l’urgenza e la luce, cioè, con la resurrezione di ogni giorno. |
Miksocrate
mf