I miei amori perduti
Photo by Laura Zalenga
Son tornati
sopraggiunti da tutti i
sentieri della terra
a piangere nel mio letto.
Furono tanti, sono tanti!
Non so più quanti vivano, ignoro chi sia morto
piangerò tutti quanti nel piangere me
stessa
La notte beve il pianto come uno straccio
nero.
Ci sono teste asciutte, indorate dal sole
ci sono quelle cinte da una spina
invisibile
teste come arrossate dalla rosa del sogno
teste come cuscini per imbottire abissi
bramando sulla terra il riposo dei cieli,
c’è quella che sovrasta la fine
dell’inverno,
e quella che non riesce a fiutare
l’esordio
Mi dolgono quei morti, quasi fossero
morti…
Ah!… e gli occhi… gli occhi fanno
male,raddoppiano lo spasmo!
Indefiniti, verdi, grigiastri, azzurri,
neri,
infiammano e
risplendono.
Son carezze, dolore,
costellazione, inferno
che al di là di ogni luce,
oltre tutte le fiamme
m’illuminava l’anima e
temprava il mio corpo.
Mi donarono sete di tutte quelle bocche…
di tutte quelle bocche seminate nel letto:
vasi rossi o pallidi di miele e di
amarezza
petali di armonia e rose di silenzio,
in tutti questi vasi ho bevuto la vita
in tutti questi vasi ho assaggiato la
morte
Il giardino di bocche velenoso, ubriacante,
in cui bevevo a un tempo quelle anime e i
corpi.
Inumidito in lacrime
circondai il mio letto…
E le mani, quelle mani ricolme
di segreti destini e anelli di mistero…
ci sono mani nate con guanti di carezza;
ci sono mani colme del fiore della brama
mani in cui risiede un pugnale mai visto,
mani in cui sussulta l’intangibile
scettro;
abbrunite o biancastre, voluttuose o
possenti
in loro, in ciascuna di loro, ho incastonato un
sogno.
[…] Ah, tra tutte quelle mani ho cercato le
tue!
Di tutte quelle teste io voglio la tua
testa,
di tutti quegli occhi, i tuoi occhi
pretendo!
Sei tu, la più triste tra i tristi, quello che
più ho amato
tu, per prima arrivato, venendo da
lontano…
Ah, quella tua testa cupa mai presa tra le
mani
e le pupille chiare che osservai senza
tempo!
Quelle occhiaie affossate dal tocco della
sera
e quel pallore strano che ampliai senza
volerlo.
Vieni a me: mente a mente;
vieni a me: corpo a corpo!
Dimmi insomma che hai fatto di quel primo
sospiro,
dimmi inoltre che hai fatto del sogno di quel
bacio…
dimmi poi se piangesti quando me ne andai
via…
dimmi infine se vivi… o per caso sei
morto…!
Se così fosse
si vestirà di pena lentamente il mio letto
e stringerò la tua ombra fino a spegnere il
corpo.
E quel silenzio fitto trafitto dalla
tenebra
e quel buio improvviso ferito dal
silenzio,
ci veglierà piangendo, piangendo da morire
quell’unico figlio che mi hai dato: il ricordo.
photo by Laura Zalenga
miksocrate
mf