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Solitudine globale



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Non siamo un Popolo integrato. Non siamo un Popolo.
  Siamo un mucchio di zombi che sgomitano schiacciati
nella pestilenza città. Siamo tutti poveri. Povera gente.
Rinchiusi nelle nostre casse di cemento guardiamo
la televisione mentre il mondo crolla in pezzi.
Questo è quello che noi chiamiamo famiglia? Ho sempre
pensato che Freud non fece nessuna scoperta sulla natura
umana. Sviscerò soltanto uomini e donne malati.
Analizzò soltanto noi. La risacca di una civiltà esaurita.
Violenza familiare? Ma di quale famiglia mi parlate?
Solitudine a quattro.
Io voglio vivere in una caseggiato sconfinato nel quale
poter chiamare tutti miei fratelli. Voglio avere centinaia
di nonne. Voglio poter dormire nel primo letto in cui
rinvengo il sonno e mangiare alla tavola di qualsiasi essere umano.
Piangono sconsolati i figli dei potenti nel loro lungo albeggiare
tra lenzuola di seta.
Non posseggono nulla che io possa invidiare.
Cosa siamo venuti a fare, qui? Cosa ci ha portato tra questi mostri di cemento armato?
Perché ci stiamo calpestando gli uni agli altri? Io non desidero nulla. Un piatto caldo e
qualche straccio con cui ammazzare il freddo. E sono stufo.
A questo mondo io spengo la luce. Io voglio soltanto amore.
Anche se è materia fuori moda. Io voglio soltanto l’amore di tutti.
E’ questa l’unica cosa che ho da spartire, l’amore e le mie mani.
Quelle delle carezze, quelle delle piaghe. Abbiamo tutto in questa terra,
Amici. Tutto quello che veramente importa.
Che si portino via le loro macchine assassine, i loro schermi piatti e tutti
i loro giochetti ridicoli. Non voglio altro orologio che il sole, né altro
profumo che quello dei gelsomini a dicembre. Davvero credete che
crescendo quanto loro e risalendo al loro livello saremmo
finalmente felici? No. Loro non sono felici.
Sono soltanto ricchi. Abbiamo già innalzato troppo la soglia delle nostre vite.
E’ tutto troppo violento. Nelle famiglie, sulla strada.
donne maltrattate, cercando di immaginare i loro tormenti.
Non riuscii a evitare di pensare che tutto quanto nasce da questo.
Dal nostro tremendo sistema di vita.
Se fossimo un Popolo integrato nessuno ti colpirebbe.
Perché non gli nascerebbe da dentro.
E se lo facesse saremmo tutti lì. Accanto a te.
Ti immagino da sola. Molto sola. Verranno dei giorni in cui tutto questo non accadrà più.
E in quei giorni, mia compagna, indossa un’anima nuova per il più bello dei fiori, che porterò per te.
lettere uruguagia trovata nel web.


Miksocrate




mf

Il mondo secondo Miles

M’illumino
D’immenso
miles

Nonostante la sua fama Miles Davis non era un musicista virtuoso e se
si dovesse descriverlo in poche parole si potrebbe dire “Dare il massimo con il minimo sforzo”.
Un compositore e musicista melodico ed essenziale.
Il suo stile potrebbe essere usato per insegnare alle università in qualsiasi campo dell’arte e della vita .
La bellezza di essere concisi , senza rinunciare alla poesia e al genio creativo.

miles
Molti scrittori ,poeti ,lavoratori ma sopratutto noi stessi nel nostro quotidiano o nel nostro lavoro viviamo con la convinzione che più cose diciamo o facciamo sia il meglio, non facendo altro che ripetere inutilmente le stesse cose con parole diverse e in modi diversi entrando alla fine in un vortice infinito per stupire e ingannare , riempiendo di banalità la nostra vita senza mai concentrarci sulla vera essenza di quello che vogliamo esprimere-.
Questa è esattamente la situazione che ho vissuto di persona quando imbracciavo uno strumento e scimmiottavo gli stili dell’epoca dimenticandomi completamente del suono e le note nella loro vera essenza .I miei compagni di allora affastellavano nota su nota in una gara a chi ne mette di più con un risultato che alla fine lasciava sbalorditi per il virtuosismo, ma in profondità un sapore amaro di enormi vuoti .

Quando ho incominciato ad ascoltare la musica di Miles ho smesso di suonare. Per il semplice motivo che fino a quel momento avevo suonato senza ascoltare veramente. Il mio stile era compromesso dalla vano virtuosismo decine su decine di note vuote ,scimmiottavo gli assoli più virtuosi e difficili tecnicamente.Era il periodo del massimalismo che attirava la mia generazione .Avrei potuto ricominciare con un nuovo approccio ma questa è un’altra storia.

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Charlie Parker and Miles Davis (1949)


Gli assoli di Miles non cercano mai di deviare l’ascoltatore usando la velocità.Solo l' essenziale senza note inutili .il suo sound non cerca mai consensi ma va esattamente al punto di quello che veramente vuol trasmettere. Il suo valore aggiunto è la sorpresa e la sperimentazione .Non importa il tempo, pochi abili tocchi dal lugubre al dolcissimo dalla forza alla debolezza  per lasciare spazio agli stati d’animo liberando quell'io profondo che è in noi,la ricerca infinita di nuovi linguaggi, nuovi stili. Abbandonare le vecchie abitudini confortevoli per sondare i propri limiti, sempre con misura includendo la cosa fondamentale che tutti noi dimentichiamo :”il silenzio” 
Usare quest’approccio nella vita reale è la panacea del tutto. Per saperne di più….Kind of blue il Capolavoro

/center>  
miksocrate

mf solo una bozza….

Adulis blues



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Asmara il mercato delle granaglie Photo by Jamie Furlong
.
"Voi avete l'orologio, noi il tempo" dicono le popolazioni del deserto.

Maledette tutte le città umane, prigioni della fantasia.
Dopo anni di esilio tornavo per dimenticare. Avevo preso tre mesi di attesa, novanta giorni sabbatici; un viaggio volutamente solitario.
Non era una per me una vacanza ma una peregrinazione interiore, un intervallo stralciato da una vita a me imposta quindici anni prima, per validare da adulto la mia sorgente.
L'Eritrea veniva fuori da una lunga e logorante guerra. Il profondo degrado spiccava cospicuo in contrasto a un'aria ristoratrice che frizzava di speranza e auspicio; pervasiva e palpabile antitesi che non poteva sfuggire a un figlio reso forestiero dal tempo nemico. Tempo tassante della tundra, non quello fatalistico del deserto che sembrava ancora volermi benignamente baciare in fronte.
La vecchia e materna Asmara, sembrava miracolata, intatta come se fosse stata protetta dallo spirito delle sagge donne che la crearono in un atto di caparbia conciliazione, unendo i quattro agguerriti villaggi, nel lontano 1507 sotto la tutela di Enda Mariam, l'antichissima Chiesa Tewahdo dedicata alla donna per eccellenza, la misteriosa Madonna di Zion.
Non avevo scordato nulla, la mia città natia e anche quella del primo noto monarca abissino, primogenito della Regina di Saba tremila anni prima, mi aspettava immota quasi avesse deciso di non voler crescere senza di me, ma avvizzire nobilmente aspettandomi.
Lentamente i luoghi che nei miei ricordi erano maestosi, si rivelavano nella loro consunta realtà. Il campo da calcio della vecchia scuola che da ragazzino avevo creduto enorme mi sembrava improvvisamente incredibilmente piccolo. Rimappare il territorio che credevo ricordare nei suoi intimi dettagli diveniva compito a volte minato da antiche emozioni, che richiedeva fortitudine anche se solo lievemente contraddetto.
Formattavo e aggiornavo febbrilmente tutto il mio sistema operativo e tutto quello che per tanto tempo era stivato nella mia memoria. Con grande stupore mi accorsi compiaciuto che la maggioranza dei miei ricordi erano illesi. Mi sentii avvolto da una dolce e riassicurante illusione che Asmara mi aveva aspettato; rifiutandosi di divenirmi straniera.
Sollevato dalla costatazione, non volevo sapere altro: quello che cercavo non si trovava lì.


Noleggio una vecchia auto giapponese, comincio il mio viaggio-terapia. Rotta verso il bassopiano. Massawa.
Eccola la mia Africa. Finalmente si apre il sipario, un unico spettacolo solo per me. La mia Africa; L’immensità. Curve a gomito. Sempre più giù accompagnato dalle nuvole.
Quando arrivo nella piana di Sabarguma, le orecchie esplodono, un sapore intenso di sale sulle labbra, l’aria calda sulla pelle. La vecchia Adulis in lontananza, il profumo intenso di mare carico di iodio e ossigeno si fa strada con forza nei miei polmoni.
La magia del paesaggio mi toglie il respiro inizio a viaggiare nel tempo. Vengono fuori le emozioni più intense e le sensazioni  per molto tempo nascoste sotto la corazza dell'effimero consumistico.


Massawa ha pagato duramente la guerra, ferita a morte implora pietà. Deserto e mare, questo è un luogo per viaggiatori non per i turisti.
Solo per chi sa guardare. Per chi vuole capire, e dare un valore allo scorrere lento del tempo.
Un luogo per chi non teme la sua anima.
Il sole nasce lento, l'orizzonte caldo mi avvolge. Rocce destinate a trasformarsi in sabbia, dune mosse come onde del mare, dove il vento e un ospite gradito.
Il mio caro mar rosso, quanto tempo, ti  rivedo, adesso nessuno mi sbarrerà più la strada.
In questo luogo e adesso, mi apro a te alla scoperta del tuo mondo remoto ,io oggi sono il vento che ti lascerà assolutamente incantato e trasformato.
Il silenzio...è assoluto, cosmico, perfetto. Non un singolo lieve, piccolo rumore, che riesce a infrangerlo... questo silenzio è solo per orecchie che sanno ascoltare, in realtà nasconde la melodia cosmica universale.
Una musica da lasciare sbigottito Mozart. Il battito del mio cuore tiene un ritmo sincopato.
Il vento improvvisa e il mare con i sui bassi profondi in un loop cosmico da brivido, siano solo in tre, Il mare e il deserto ed io ...
e camminando ritrovo i miei amici e i mitici racconti. La gioia spunta fra le dune, spazi sterminati pieni di luce, oro puro, bagliori e un mistero che mi avvolge e mi prende il cervello.
Le mie dighe ormai si sono rotte, il caos di ricordi antichi emerge prepotente e le sensazioni di sentimenti reconditi nascosti nel profondo del mio animo esplodono.
Sola roccia, sabbia, cielo, mare, colori e silenzio.
Il vento e la luce che cambiano. Una bellezza assoluta, essenziale,...
Costeggiando m’incammino verso sud. Dopo cinque kilometri scavo una piccola buca e infilo dentro lo zaino e il mio vestito.
Sono nudo, pronto per il mio dialogo con Dio.
Avevo sconfinato in quel territorio sconosciuto dentro di me e distrutto i pezzi di filo spinato degli uomini.
Qui ero atteso da sempre e questa sabbia sotto i piedi nudi non è mai stata di nessuno. Sento le distese di dune come onde del mare, con le creste sollevate dal vento che piano piano e senza scopo si spostano.
Spazi sterminati pieni di nulla che non sia purissima luce. Tutti i miei problemi, Il mio inutile futuro, tutto quello che mi aspetta a casa, moglie, figlia, comodità ansie, felicità e ambizioni, gioie dolori e preoccupazioni, non conta più nulla.

Qui non posso mentire, sono solo con il mio io e vaffanculo l'inconscio, il lavoro e gli umani.
Nudo continuo a camminare.
Calde e salate lacrime mi solcano il viso, un urlo di rabbia e gioia viscerale mi sale dalla pancia.
Il mio urlo si fa acuto e lamentoso e s’impenna sul dorso scivoloso del caos.
Vento gemito delle vette, anche tu sei diventato me
Adesso sono Il tempo, la sabbia la luce. Sto Imparando a vedere con altri occhi. Vivere questo momento adesso...solo ora.
Contatto .
qui ero atteso da sempre .
Serenità e il sole dentro, finalmente la pace.

Ero già entrato , inavvertitamente, nel sonno e sognavo
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La piana di Adulis Nasa

mare

Ciò che crediamo di scorgere, ciò che brilla in lontananza, nella lontananza del passato, sono i nostri sogni spenti, senza luce né calore, che sopravvivono, come fantasmi, grazie alla nostra ostinata tendenza all'evocazione. O magari è la memoria che, a sua volta, rivela - senza saperlo - l'intensità della nostra carenza, il profondo dolore degli uomini per quello che hanno perso. Chi ha sofferto
 dice che il peggior dolore, il dolore più insopportabile, è il dolore fantasma, quello che lascia come unica traccia della sua esistenza quel membro strappato dal resto del corpo che lo ha abbandonato per sempre. E da considerare un vero e proprio sintomo della nostra condizione il fatto che non esista dolore più intenso della memoria del dolore. Manuel Cruz • I brutti scherzi del passato




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                                                                                       Tre razze (Rajiformes) photo by David Doubilet   

  Il fiume come metafora del viaggio dell’esistenza:partire sarebbe allora come rinascere, morire come tornare al mare

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Photo by Doubilet

solo una bozza...eventuali errori...scritto in sala d'attesa dentista...il bello della diretta


                                                                                                                   miksocrate- un grazie particolare a Yonas Ghebrelul Ghebreyesus



mf

I miei amori perduti





i miei amori
Photo by Laura Zalenga

              Son tornati

            sopraggiunti da tutti i sentieri della terra 
            a piangere nel mio letto. 
            Furono tanti, sono tanti! 
            Non so più quanti vivano, ignoro chi sia    morto 
            piangerò tutti quanti nel piangere me stessa 
            La notte beve il pianto come uno straccio nero. 
            Ci sono teste asciutte, indorate dal sole 
            ci sono quelle cinte da una spina invisibile 
            teste come arrossate dalla rosa del sogno 
            teste come cuscini per imbottire abissi 
            bramando sulla terra il riposo dei cieli, 
            c’è quella che sovrasta la fine dell’inverno, 
            e quella che non riesce a fiutare l’esordio 
            Mi dolgono quei morti, quasi fossero morti… 
            Ah!… e gli occhi… gli occhi fanno male,raddoppiano lo spasmo! 

            Indefiniti, verdi, grigiastri, azzurri, neri, 
            infiammano e risplendono. 
            Son carezze, dolore, costellazione, inferno 
            che al di là di ogni luce, oltre tutte le fiamme 
            m’illuminava l’anima e temprava il mio corpo. 
            Mi donarono sete di tutte quelle bocche… 
            di tutte quelle bocche seminate nel letto: 
            vasi rossi o pallidi di miele e di amarezza 
            petali di armonia e rose di silenzio, 
            in tutti questi vasi ho bevuto la vita 
            in tutti questi vasi ho assaggiato la morte 
            Il giardino di bocche velenoso, ubriacante, 
            in cui bevevo a un tempo quelle anime e i corpi. 
            Inumidito in lacrime 
            circondai il mio letto… 
            E le mani, quelle mani ricolme 
            di segreti destini e anelli di mistero… 
            ci sono mani nate con guanti di carezza; 
            ci sono mani colme del fiore della brama 
            mani in cui risiede un pugnale mai visto, 
            mani in cui sussulta l’intangibile scettro; 
            abbrunite o biancastre, voluttuose o possenti 
            in loro, in ciascuna di loro, ho incastonato un sogno. 
            […] Ah, tra tutte quelle mani ho cercato le tue! 
            Di tutte quelle teste io voglio la tua testa, 
            di tutti quegli occhi, i tuoi occhi pretendo! 
            Sei tu, la più triste tra i tristi, quello che più ho amato 
            tu, per prima arrivato, venendo da lontano… 
            Ah, quella tua testa cupa mai presa tra le mani 
            e le pupille chiare che osservai senza tempo! 
            Quelle occhiaie affossate dal tocco della sera 
            e quel pallore strano che ampliai senza volerlo. 
            Vieni a me: mente a mente; 
            vieni a me: corpo a corpo! 
            Dimmi insomma che hai fatto di quel primo sospiro, 
            dimmi inoltre che hai fatto del sogno di quel bacio… 
            dimmi poi se piangesti quando me ne andai via… 
            dimmi infine se vivi… o per caso sei morto…! 
            Se così fosse 
            si vestirà di pena lentamente il mio letto 
            e stringerò la tua ombra fino a spegnere il corpo. 
            E quel silenzio fitto trafitto dalla tenebra 
            e quel buio improvviso ferito dal silenzio, 
            ci veglierà piangendo, piangendo da morire 
            quell’unico figlio che mi hai dato: il ricordo.
            
Delmira Agustini (Montevideo, Uruguay- 1886-1914)



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photo by Laura Zalenga


miksocrate



mf

Rifrazioni


E tu, qual è il colore dei tuoi occhi,
cosa esprimono,a che mondo visibile o invisibile si rivolgono?Vai allo specchio osserva i tuoi talismani fatati,li avevi mai studiati prima d’ora?Osservali in fondo al loro abisso,troverai la voglia di sapere,quella che spia il movimento del creato,che degli astri insegue eterno motonel suo abisso profondo scorgeraiogni luogo, ogni viso, ogni singola cosa…May Ziadeh 










È duro essere l'ago di una bussola impazzita per un uragano o un' 

aurora ...scriveva Paul Nizan in Aden


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Photo by Noam Galai


Asmara     15°20′0″N 38°55′47″E

Parma       44°48′0″N 10°20′0″E




Cosa mi succederà?
Cosa non mi succederà?


Crateri di lava, lapilli che vomitano il sole stupiti davanti al mare. Un giardino fiorito inondato di luce…  Bob Marley con la sua malattia che annaspa su binari di impossibilità e oblio. Ma  quanti siamo noi? Chiede il mago ai giovani illusi.
Mik stanotte ci si spacca il cervello e si bruciano i sogni. Qualcuno sta ancora soffrendo e urla nel corridoio buio e puzzolente di un ospedale sconosciuto.
La mia infanzia sarà pur valsa qualcosa. La morte di amici, a me un diploma e a voi le guerre che non finiscono mai.
Ho chiesto umilmente il permesso di vivere durante incursioni notturne tra bombe e fiamme, ululati di sirene, latrati di cani. In sottoscala angusti, l’odore di urina fetida. Bimbo con gli occhi sbarrati dal terrore.



photo by Jòn Pàlma

Ho vissuto,in un ingenuo e quasi giocoso distacco dalle cose.
Valori morali inculcati, la storia stuprata. Senza punti di riferimento e le identità confuse.

Nessuno sa o vuole capire nemmeno cosa offende l’altro. I parenti di mia madre, accumunati dai loro  numerosi fantasmi. 
I sacrifici spaventosi degli antenati.
 La loro profonda e desolata umiliazione e inutilità.

Sono asserviti, avviliti, umiliati, attraversati e devastati da un Potere che non permette vie di fuga. Non possono neanche abbozzare una rivolta; sono destinati a far parte di un gioco cinico altrimenti essere soppressi o usati dal Potere.

I parenti di mio padre, che continuano ad essere unitamente affascinati e commossi delle loro opere o monumenti in rovina.

La loro storia cerca delle rivalse che deformano la realtà. Si sentono continuamente anime in fuga defraudate. la gioventù cresciuta spensierata con la malcelata idea malsana della loro superiorità.

 Il compiacimento cinico a volte ingenuo che le cose, senza di loro sono andate alla malora; successiva prova di un’inferiorità. 
La incapacità endemica degli ex-coloni e la felice conferma di certe teorie lombrosiane.

Nessuna palingenesi sembra più essere possibile, nessuna possibilità, tutto è assorbito in un inferno spirituale e politico. 
Attraverso i corpi ridotti a merci spregevoli, passa il peggiore Potere. 
Nessuna differenzia tra vittime e collaborazionisti. In entrambi gli aspetti la medesima negazione della vita.
Sono qui insieme ad antifurti orientali che ti spaccano le orecchie.
 Il naso intasato da aria avvelenata mentre. Le mie due vecchie città gemelle diverse, agonizzano assomigliando sempre  più a salumerie che spacciano nomi di morti…




Massawa bombardata 75 foto di Michele Fedele

Il terrore di essere simile a voi  mi fa paura, tutto quello che mi sta intorno vi appartiene.
  Inutilmente continuo a volteggiare come un pipistrello impazzito e non penso ad altro che a fuggire.
 Un urlo soffocato mi sale dal ventre… io …io non mi condannerò all’inferno di me stesso.

Eh… aspettando un futuro impossibile,vedo rifrazioni che come un blackout globale si fanno spazio nel mio cervello. Si allargano silenziose a velocità spaventosa,  travolgendo il mio pianeta, le vostre auto,i treni ,gli aerei,le vostre piccole meschinità e il brusio di voci fastidiose .
Silenzio vi prego solo cinque minuti. Solo cinque minuti, per i miei morti, per queste mie due città stanche. 
Solitudini queste che rimarranno fino all’oblio.




Miksocrate.

mf

Sarai preda



“Io conosco il canto dell'Africa, della giraffa e della luna nuova africana
distesa sul suo dorso, degli aratri nei campi e delle facce sudate delle raccoglitrici di Caffè. 
Ma l'Africa conosce il mio Canto?
L'aria sulla pianura fremerà un colore che io ho avuto su di me? 
E i bambini inventeranno un gioco nel quale ci sia il mio nome?
O la luna piena farà un'ombra sulla ghiaia del viale che mi assomigli?
E le aquile sulle colline Ngong guarderanno se ci sono?”
(Karen Blixen)

titti
Photo by  Nick Brandt
Seychelles
4*35'11,52" S 55*25'59,77"E

Chiacchierata alle due di notte.

-La birra è ormai calda , il silenzio perfetto , lontano il grande oceano sembra essere stanco -

«Oi Titti tu sei un cacciatore cosa pensi ti potrà succedere nell’altra vita?»
-«Ma va la… tu e il Buddha io a quelle cose non ci credo».
-«Ma ammettiamo per un attimo che ti reincarni la logica mi dice che sarai preda»
«Hm…Non mi dispiace in fondo, Io preda e tu?… che non hai mai cacciato cosa diventi il nulla, la luce»
- «Ok…preda, un felino »
-«E no.cala, cala..comodo.Subito un leone... Così continui come sempre a farti i ca…tuoi»
-«E che cosa vuoi farmi ridiventare?».
«L’impala…»
«L’Impala? .Già il nome non mi garba»-
- «un facocero…».
-«Ma va a cagare».
-«Titti scegli te devi essere preda».
«La giraffa».
-«Mi hai fregato non vale».
«Per oggi è così Mik prendere o lasciare, te e il tuo Buddha, io a far la giraffa e tu la luce.
Sai che ti dico che forse mi diverto di più io»
-«Forse hai ragione, ma io sono il re del dubbio».
-«Dubbio, sai, cosa ti dico io adesso vado a letto e ti lascio con i tuoi leoni e il dubbio,Ehi ti conviene scappare.»
- «MA va mo' la a cagher…Titti»


la danxa della giraffa
Photo  by Nick Brandt.
003_Children-running-at-sunset
Photo by


Miksocrate




mf

My little Asmara

  bimbi
cuccioli




Un profumo intenso di zghinì. ll lieve e soave contatto con l’injerà appena sfornata,quel boccone che in bocca ti esplode e ti rincuora con questo mondo. 


mani
mani

  Io vengo dall’altopiano duro ,di belle genti fiere, dove oggi si mangia il cibo degli Dei


fiesta
fiesta


Tutto il villaggio fuori a festeggiar la notte stellata


funzionee
funzione

Illuminiamo con i fuochi la nostra vita e via a bruciare i  vecchi sogni Ohiè Ohiè


preghiera
preghiera

Nuovi amori, voglio vedere ancora i suoi bellissimi denti risplendere e il suo sguardo vellutato infuocato.



felix poto by Eric Laffourge


Tutti i ragazzi fuori .Oggi è festa dello spirito. Domani mattina
 fiori gialli da portare ai nonni ,felicità semplice profumo di campagna,bagnarsi nel fiume benedetto 


Grazie o mio Dio di avermi dato la possibilità di vedere tutto questo, Grazie o mio dio dolcissimo,lasciami giocare con i fiori gialli. lo so sono tuoi ma oggi,solo per oggi lascia che li doni ai nonni...preghiera etiope.


Fuochi nella notte



Miksocrate

















mf
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