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Agonia collettiva



“La bellezza, senza dubbio, non fa le rivoluzioni.
Ma viene un giorno in cui le rivoluzioni hanno bisogno della bellezza.
Albert Camus, L'uomo in rivolta, 1951”


tubi miksocrate
photo by Michele Fedele

Alcuni attribuiscono i nostri attuali problemi a un complotto organizzato.
Magari fosse così semplice! I membri di una congiura si possono identificare e neutralizzare e assicurare alla giustizia.
Questo sistema, invece , è alimentato da qualcosa molto più pericoloso di un complotto.
Non è un gruppo di uomini a guidarlo, bensì un idea accettata come vangelo: l’idea che qualunque crescita
economica giovi all’umanità e che più aumenta la crescita , più diffusi siano i benefici.
Quest’idea ha un corollario: chi eccelle nell’alimentare il fuoco della crescita economica dev’essere
esaltato e ricompensato , mentre chi è nato ai margini può essere sfruttato.
In molti paesi la crescita economica va esclusivamente a vantaggio di pochi  con condizioni inversamente proporzionali per la maggioranza della popolazione.
Quest’idea di consumo ingordo delle risorse crea un vortice in cui ruotano grandi capitali , malavita, armi, servizi segreti, fondi sovrani,
e veri professionisti del debito che alimentano la spaventosa corruzione sistematica.
Se quest’idea perde colpi o si è titubanti ad accettarla o il popolo esasperato accenna a
una rivolta, entrano in azione le armi, i mercanti, l’esercito e scoppia puntuale una guerra per ristabilire l’ordine costituito.
Quando l’uomo viene premiato per la sua avidità,
quando insegniamo ai nostri figli a emulare personaggi che conducono una vita senza regole,
e quando stabiliamo che enormi porzioni di popolazione devono lavorare
per avere nel supermercato sotto casa un frutto tropicale raro, la nostra enorme ingordigia per ogni cosa , creiamo esattamente il clima ideale per questo virus.
Per battere quest’ idea fortemente radicata , questo modo di pensare molto diffuso, e appiattito sulla dimensione mercantile
o contrattualistica della nostra vita; per sconfiggere tutto ciò ci vuole una grande e nobile idea .
combattere per questa idea è la vera  rivoluzione.

. La rivoluzione in Camus è intesa come ricerca interiore di equilibrio e azione creatrice e non violenta,
unica possibilità data all'uomo per trovare una risposta sempre negatagli dall'indifferenza di un mondo assurdo dominato
dall’avidità e dal non-senso, similmente a come esposto nel “Il mito di Sisifo
“Lo schiavo inizia a chiedere giustizia e finisce col volere portare una corona”. A sua volta, deve dominare.
Nel suo sforzo maggiore l'uomo può soltanto proporsi di diminuire aritmeticamente il dolore del mondo


Ho allegato di seguito un testo estrapolato dal saggio”L’uomo in rivolta” del mio amico Albert Camus


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Photo by Eric Laffougue

Intorno al braciere divorante,
battaglie d’ombre s’agitano un attimo, poi scompaiono; e alcuni ciechi, toccandosi le palpebre,
gridano che questa è la storia. Gli omini d’Europa, abbandonati alle ombre, si sono distolti dal punto fisso e irraggiante.
Scordano il presente per l’avvenire, la preda degli esseri per il fumo della potenza,
la miseria dei sobborghi per una città radiosa, la giustizia quotidiana per una vana terra promessa.
Disperano della libertà delle persone vanno fantasticando di una strana libertà della specie;
rifiutano la morte solitaria, e chiamano libertà una prodigiosa agonia collettiva.
Non credono più a ciò che è, al mondo e all’uomo vivo; l’Europa non ama più la vita, questo è il suo segreto.
I suoi ciechi hanno creduto puerilmente che amare un solo giorno di vita equivalesse a giustificare i secoli d"oppressione.
Per questo hanno voluto cancellare la gioia dalla, scena del mondo, e rimandarla a più tardi.
L’impazienza dei limiti,il rifiuto del loro duplice essere, la disperazione d’essere uomini li hanno gettati infine in una dismisura inumana.

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Photo by Michele Fedele

-Negando la giusta grandezza della vita, hanno dovuto puntare tutto sulla propria eccellenza. 
In mancanza di meglio, hanno divinizzato se stessi e la loro sciagura ha avuto inizio: questi dei hanno gli occhi squarciati.
 Kaliayev, e i suoi fratelli del mondo intero, rifiutano invece divinità poiché respingono il potere illimitato di dare la morte.
Eleggono, e ci danno ad esempio, la sola regola che sia oggi originale: imparare a vivere, a morire e, per essere uomo, rifiutare di essere dio.
Al meriggio del pensiero, l’uomo in rivolta rifiuta così la divinità per condividere le lotte e la sorte comune.
Sceglieremo Itaca, la terra fedele, il pensiero audace e frugale , l’azione lucida, la generosità dell’uomo che sa.
Nella luce, il mondo resta il nostro primo e ultimo amore. I nostri fratelli respirano sotto il nostro stesso cielo, la giustizia è viva.

Allora nasce la gioia strana che aiuta a vivere e a morire e che rifiuteremo ormai di rimandare a più tardi.
Sulla terra dolorante, essa è la gramigna instancabile, l’amaro nutrimento, il vento duro venuto dai mari, l’antica e nuova aurora.
Con lei, rifaremo l’anima di questo tempo e un’Europa che, essa, non escluderà nulla.
Né quel fantasma, Nietzsche, che per dodici anni‘ dopo il suo crollo,
l’Occidente andava a visitare ‘come l’immagine folgorata della sua più alta coscienza e del suo nichilismo; né quel profeta
della giustizia senza tenerezza che riposa, per errore, nel recinto dei miscredenti al cimitero di Highgate; né la mummia deificata dell’uomo
d’azione nella sua teca di vetro, né cosa alcuna di ciò che l’intelligenza e l’energia d’Europa hanno fornito senza posa all’orgoglio di un tempo miserabile.
Tutti possono rivivere infatti, accanto ai sacrificati del 1905, ma a condizione di capire che si correggono l’un l’altro e che tutti,nel sole, li ferma un limite.
Ognuno dice all’altro che non è Dio; qui termina il romanticismo.
In quest’ora in cui ognuno di noi deve tendere l’arco per rifare la prova, per conquistare, entro
e contro la storia, quanto già possiede, la magra messe dei suoi campi, il breve amore
di questa terra; nell’ora in cui nasce infine un uomo,
bisogna lasciare l’epoca e i suoi furori adolescenti.


mn
photo by Mashroor Nitol


L’arco
si torce, il legno stride.
 Al sommo della più alta tensione scaturirà lo slancio di una dritta freccia, dal tratto più
duro e più libero.

liberamente tratto da “l’uomo in rivolta” di Albert Camus


Miksocrate




mf

Bentornato a casa amico

(…) E fu più o meno
da quel momento, che volli tornare indietro. Tornare
per trovare l’origine. Una porta. Per ricominciare
tutto di nuovo, ma in un altro modo. Tornare
per ritrovare l’inizio – e me stesso tramite esso

Vera Lúcia de Oliveira

boydtt

Quel viaggio cominciò ad avere senso solo davanti alla cattedrale di Asmara.
Erano vent’anni che non calpestavo il marciapiede di corso Godena Harenet ( un tempo viale Hailè Sellassiè I), e se qualcuno mi avesse chiesto quello stesso mattino se pensavo di tornare a calpestarlo dopo tanto tempo gli avrei risposto :”Neanche morto”.Comunque non ero morto e ,tutto avevo fatto per non tornare ,per non dovermi confrontare con il mio passato senza più certezze vagando nella malinconia.
Nonostante tutta la mia disabitata presenza mi ritrovavo nuovamente lì, sotto un sole implacabile e circondato da una splendida vegetazione che sembrava contagiata dal sogno. La vecchia Asmara acquattata sull’altipiano respirava la tranquilla aria tersa di sempre, quella calma che era ormai un lontano ricordo nel resto dell’Africa, flagellato da una guerra infinita. Asmara sembrava rimasta al margine, congelata nell’ ricordo dei miei quindici anni, benché quella calma fosse un inganno sapevo che la memoria è incline alla menzogna e , se mi sforzavo di farlo, potevo ricordare che nell’Eritrea della mia infanzia e adolescenza si sentiva l’eco degli spari di un’altra guerra. Allora come adesso, la violenza e l’allegria si mescolavano vorticosamente nella vita degli Asmarini, colmandola di sangue,sogni e passioni. Come nel testo di un bolero.

photo by  Sheikh Mehedi Morshe


Se era la pace ciò che cercavo inconsciamente tornando ad Asmara, risultava chiaro ormai che una barriera d’ansia le impediva di pervadere il mio spirito. La quiete della stanza dell’albergo Italia, lungi dal tranquillizzarmi finiva per darmi un senso di oppressione al petto e l’aria tersa e chiara di quel fresco tramonto non faceva che aumentare la mia ansia.
Poi durante la notte, un vago rumore di tamburi e nenie dimenticate che sembrava aleggiare nella città e agitava le ombre del passato come un palpitare antico e minaccioso popolò i miei sogni di confuse vicende dalle quali non riuscivo a uscire se non svegliandomi di soprassalto, con il cuore che batteva all’impazzata come gli invisibili fantasmi di guerrieri che circondavano la città.L’indomani mattina armato come un fotoreporter decisi di fare una passeggiate e, quasi senza rendermene conto, le gambe mi portavano nei luoghi dell’infanzia, fino ad arrivare  al mercato. Li se ne stavano appostati i commercianti che offrivano le loro variopinte mercanzie. Affilatori di forbici,calzolai, sarti,mendicanti ,dispensatori di consigli, ogni cosa per il rimedio, meno per quel male che io portavo da lontano la tristezza. Lasciai il mercato e le mie gambe quasi telecomandate mi portarono in tutti quei luoghi che per tanto tempo avevano albergato i miei sogni. Fu allora che andai a sbattere il muso contro il passato Tesfai. Si avvicino con un fugace sorriso, subito mi resi conto che non mi aveva riconosciuto perché cominciò a sciorinare la solita manfrina degli indigeni a caccia di turisti. Il mio accento italoasmarino, dopo tanti anni passati in Italia era appena percettibile e potevo dunque benissimo essere scambiato per uno dei tanti turisti irresponsabili in cerca di emozioni forti.
Mi parlò delle bellezze di Massawa, delle isole Dahlac, della possibilità di fare escursioni e immersioni. Già che c’era non mancò neppure di invitarmi a conoscere un amica amante. Io lo ascoltavo e intanto studiavo il suo volto, sul quale il trascorrere del tempo aveva lasciato ben poche tracce.


photo by Nick Brandt

Gli stessi capelli crespi, gli stessi baffi, la stessa serietà da uomo retto dietro cui si nascondeva lo sfaccendato sempre pronto a far baldoria.
“com’è che non invecchi mai, Tesfai?” lo interruppi.”” Hai fatto un patto con il diavolo”………..Mikiel sei proprio tu uwai… woddaitey!. Porco cane come stai?mamma Aregash come sta?
Andiamo a casa mia...
Due lacrime silenziose solcarono il mio volto...
Bentornato a casa amico mio.
Miksocrate
mf

I trentatré nomi di Dio secondo Mick


Ho scritto una lista di trentatré nomi che per me dicono Dio, divertitevi anche voi andando nella pagina dei  commenti del blog , ognuno ha il suo mondo ....quello che vien fuori è una parte di noi stessi profonda di quel momento e in quel luogo, che potrebbe aiutarci a vivere la vita sotto una luce diversa, mi riprometto di aggiornare costantemente la lista per controllare se dopo un po’ di tempo i miei valori saranno cambiati. I trentatré? Un motivo personale, potrebbero essere i trentatremila o gli Infiniti. Quel libro di nomi collettivo che tutti gli esseri passati e futuri hanno scritto o potranno scrivere: ma che, allo stesso tempo inevitabilmente, si concentra in quel' unico nome il N° 3 che è una sola parola: «Il pane».Sono nomi che come frantumi saltati via da una roccia compatta, esplodono dalla superficie troppo liscia : e varrà dunque la pena tenerseli in tasca o portarli con se,per trovarsi forse un mattino davanti al nulla in solitudine a pronunciare i propri nomi di un Dio, come un
tentativo per dare un volto a ciò che tutti i volti ha o nessuno. Tutto scorre...


elefant
foto in attesa di conferma dal proprietario





africa ocean


1. lo sguardo di una madre verso il figlio
2.il mare al mattino
3. il pane
4. il sorso dell’acqua
5. il suono delle onde
6. un isola sperduta
7. il deserto
8. il volo di un condor
9. la fiamma rossa nel focolare
10. l’erba appena nata
11. la sabbia ,la terra appena arata
12. la lacrima silenziosa
13. il silenzio
14. le mani di un lavoratore
15. il suono del violoncello
16. il sonno in un letto
17. il sorriso triste
18.il sole che sorge e il sole che muore
19. il lampo silenzioso e il suono fragoroso
20. il silenzio fra due amici
21. la savana all’alba
23. la felicità di un cane
24. il cavallo che corre libero
25. la pioggia
26. il vento leggero di mare
27. la neve che cade
28. il gatto solitario nella notte silenziosa
29. la notte di stelle
30. madre
31.i fiori che spuntano dalla terra a primavera
32.  oasi
33. il sonno di un bimbo

silenzio





Miksocrate


mf work in progress

Special people



Il silenzio è sempre gravido di un futuro immediato
Il problema è non sapere se è un grido o una canzone



Gente necessaria

bimbo
C’è gente che col solo pronunciare una parola
accende l’illusione e le campane
che col solo sorriso tra gli occhi
ci fa viaggiare in mondi mai sognati,
ci invita a ricostruire la magia
C’è gente che con la sola stretta di mano
spacca solitudini, convoca a tavola
versa la pasta, colloca ghirlande,
che col solo impugnare una chitarra
compone sinfonie con odore di casa
C’è gente che col solo aprire bocca
raggiunge le frontiere di ogni anima,
allatta i fiori, ti riscalda i sogni,
fa canticchiare il vino nei boccali
e rimane poi così, come se niente fosse
E uno si fidanza allora con la vita
esiliando una morte solitaria
perché sa che in ogni canto della strada
esiste questa gente necessaria.
Hamlet Lima Quintana (Moròn, provincia di Buenos Aires- 15 settembre 1923 – Buenos Aires, 21 febbraio 2002)
Trad. di M.F.









un salto nel tempo per rivedere la fusione elettrica in un orgia onirica di suoni


miksocrate

 Un ringraziamento a  Karim Dridi.  Con Miguel Del Morales, Pepín Vaillant, Mirta Gonzáles, Aníbal Ávila, Alberto Pablo, Armandito Machado, Mario Sanchez Martinez, Gilberto Mendez per la possibilità di poter mostrare spezzoni del documentario Cuba Feliz
mf

La cosa è molto più seria di quanto appare.





orchidea photo by Riccardo Carbognin



I miei amici poeti

Mario Benedetti



tutte le istanze della mia vita hanno qualcosa di tuo
e questo in verità non ha niente di straordinario
obbiettivamente lo sappiamo da sempre tutti e due.
tuttavia c’è qualcosa che vorrei chiarirti,
quando dico tutte le istanze,
non mi riferisco a quanto accade ora,
questo fatto di aspettarti e alleluia trovarti,
e poi mannaggia perderti,
per ritrovarti ancora,
e speriamo mai più.non mi riferisco al fatto che all’improvviso dici,
mi viene da piangere
ed io con un discreto nodo nella gola, piangi pure.
e che un bello scroscione invisibile ci ripari
ed è forse per quello che appare presto il sole.
non parlo soltanto del fatto che un giorno dopo l’altro,
si accresce la riserva delle nostre piccole e decisive complicità,
o il fatto che io possa illudermi di riconvertire le mie sconfitte in vittorie,
e che tu mi faccia il tenero dono della tua più recente disperazione.

no.
la cosa è molto più seria di quanto appare.
quando dico tutte le istanze
voglio dire che oltre quel dolce cataclisma,
stai anche riscrivendo la mia infanzia,
quell’età in cui si dicono cose adulte e solenni
e, solenni, gli adulti le festeggiano,
mentre tu sai invece che tutto ciò non serve.
voglio dire che stai rimontando la mia adolescenza,
quel tempo in cui ero un vecchio carico di astio,
e tu sai quanto mi costa estrarre da quel guazzo,
il mio germe di gioia e annaffiarlo guardandolo.

voglio dire che stai scuotendo la mia giovinezza,
quella giara che nessuno prese mai nelle sue mani,
quell’ombra che nessuno accostò mai alla sua ombra,
e che tu invece sai come agitare
fino a farle cascare tutte le foglie secche,
e scoprire il telaio della mia verità senza prodezze.
voglio dire che stai abbracciando questa mia età matura,
questo miscuglio di stupore e di esperienza,
questo strano confine di angoscia e di nevischio,
questa candela che illumina la fine,
questo dirupo della povera vita.
come vedi, il problema è più serio.
ma serio per davvero.
perché con queste o con altre parole,
voglio dire che non sei soltanto,
quella ragazza così cara a i miei affetti,
ma tutte quelle donne splendide e accorte
che ho amato e amo ancora.

perché grazie a te ho scoperto,
(dirai, e con ragione, era già ora),
che l’amore è una baia bella e generosa,
che splende e si rabbuia
al passo della vita,
una baia nella quale le navi approdano e ripartono,
arrivano piene di uccelli e di auguri,
partono tra sirene e nuvoloni.
una baia bella e generosa,
dove le navi arrivano e se ne vanno.
ma tu,
per favore,
non te ne andare.

Mario Benedetti, traduzione Milton Fernàndez







Francesca-Woodman
photo by Francesca woodman





Miksocrate



mf

Ai miei amici


la mia africa2345_mini
Mik Fedele Miksocrate,La mia Africa (1980), tecnica mista, 70x45 cm

Ho degli amici che non sanno quanto sono miei amici.
Non arrivano a percepire tutto l’amore che li professo e l’assoluta
necessità che ho di loro.
L’amicizia è un sentimento più nobile dell’amore.
Lei fa sì che il suo oggetto si divida tra altri affetti, mentre l’amore è inscindibile dalla
gelosia, che non ammette rivalità.
Potrei sopportare, seppur non senza dolore, la morte di tutti i miei amori, ma impazzirei se
morissero tutti i miei amici!
Anche quelli che non capiscono quanto siano miei amici e quanto la mia vita dipenda dalla
loro esistenza…
Nemmeno li cerco, mi basta sapere che esistono.
Questa semplice condizione mi incoraggia a proseguire la mia vita.
Ma, proprio perché non li cerco con assiduità, non posso dir loro quanto io li ami.
Non mi crederebbero.
Molti di loro, leggendo adesso questa “cronaca” non sanno di essere inclusi nella sacra lista
dei miei amici.
Ma è delizioso che io sappia e senta che li amo, anche se non lo dichiaro e non li cerco.
E a volte, quando li cerco, noto che loro non hanno la benché minima nozione di quanto mi
siano necessari, di quanto siano indispensabili al mio equilibrio vitale, perché fanno parte
del mondo che io faticosamente ho costruito, e sono divenuti i pilastri del mio incanto per la
vita.
Se uno di loro morisse io resterei storto.
Se morissero tutti io crollerei.
E’ per questo che, a loro insaputa, io prego per la loro vita.
E mi vergogno perché questa mia preghiera è in fondo rivolta al mio proprio benessere.
Essa è forse il frutto del mio egoismo.
A volte mi ritrovo a pensare intensamente a qualcuno di loro.
Quando viaggio e sono di fronte a dei posti meravigliosi, mi cade una lacrima perché non sono con me a condividere quel
piacere…
Se qualcosa mi consuma e mi invecchia è perché la furibonda ruota della vita non mi
permette di avere sempre con me, mentre parlo, mentre cammino, vivendo, tutti i miei
amici, e soprattutto quelli che solo sospettano o forse non sapranno mai che sono miei
amici.
Un amico non si fa, si riconosce.
V. De Moraes (Rio de Janeiro, 19 ottobre 1913 – 9 luglio 1980)
Trad. di Milton Fernàndez.

la mia africa
Etiopia,  altopiano Semien


Miksocrate


mf

L’incubo del babbuino



Location Ethiopia
Nearest city Debarq
Coordinates13°11′N 38°4′E Coordinates: 13°11′N 38°4′E
Area
2220 km

simien_mini
Non è vero. Il viaggio non finisce mai.
Soltanto i viaggiatori finiscono.
Bisogna ritornare sui passi già fatti, per rifarli
e per tracciare nuove strade accanto a loro.
Bisogna ricominciare il viaggio.
Sempre.
Il viaggiatore torna sempre al cammino.”
J. Saramago
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Babboo photo by Eric Laffourgue



Incontrare l'assurdo,
l’uomo quotidiano vive con degli scopi e con il pensiero dell'avvenire o della giustificazione (...). Egli valuta le proprie possibilità, fa assegnamento sul più tardi, sulla pensione o sul lavoro dei figli, crede anche che nella sua vita qualche cosa possa avere una direzione. In realtà egli agisce come se fosse libero, anche se tutti i fatti s’incaricano di contraddire tale libertà. (...). In quanto immaginava uno scopo nella vita, si conformava alle esigenze di una mèta da raggiungere, e diveniva schiavo della propria libertà"


Una palla di fuoco in lontananza, il cielo cominciava a cambiare colore .
Le notti africane sono nere come ebano. Miliardi di stelle all’improvviso e l’enorme coperta dell’infinito universo . La schiena dell’infinito.
Aveva le labbra serrate e dure respirava con il naso la fresca e dolce aria dell’altipiano e dalla savana i venti  cominciavano a litigare.  Era decisamente freddo ,il cielo è diventato rosso e le montagne in lontananza si sono tinte di un rosa misto all’azzurra malva.

gelada
 Semien Eth Photo in attesa

Baboo smise di grattarsi e abbandono il suo corpo sul grande ramo. Il vento faceva sventolare le foglie
E fremere l’erba giovane,poi attraverso una folata svaniva ma riprendeva scherzoso a giocare tra i rami.
L’odore del mare anche se remoto si era fatto più forte. Ancora si udiva nelle pause di silenzio, mescolato al frinire assordante delle cicale, il suono morbido di orzo selvatico, che sfregava le spighe le une contro le altre. Poi la dolce e maestosa luna, le palpebre si facevano pesanti e in lontananza in ritardo il basso barrire di un elefante. la  dea notte regina delle tenebre come un velluto nero cominciava la sua vita.

semieniouy
 Semien Eth photo in attesa


Che succede Babboo,calma,che cazzo mi succede? Per qualche strano motivo, , che nessuno è mai riuscito a spiegargli, sente qualcosa che manca . Un’assenza. La coda equilibrio Appena cominciava ad albeggiare moltissimi uomini attraversavano le strade e arrivavano da ogni luogo, con movimenti quotidiani alzavano grosse saracinesche e si apprestavano alla loro attività incomprensibile, un odore pungente di uomo misto a gas puzzolente ammorbava l’aria.
Questo non era il suo mondo. Come mai si trova lì? Un luogo sconosciuto. Se allunga la mano, non sente nessuno .Addosso  una strana divisa non era abituato a essere fasciato, il contatto con il pelo si sente soffocare. Le zampe sono avvolte in guaine metalliche, nessun  contatto con la terra rossa e l'erba verde la grande madre è scomparsa .Sospinto dalla moltitudine di umani, obbligato in un binario invisibile e tutto intorno neanche un volto famigliare .Solo visi consumati . Tutti gli umani sembrano molto decisi di arrivare alla meta sconosciuta non resta che seguire . Braccato e sospinto,sembrano iene una baraonda ognuno dentro incastrato in scomode posizione nel  proprio mondo .Lo sguardo è concentrato ma assente si cammina in automatico un automa idiota le gambe vanno da sole ,ognuno con la sua attività segreta.

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 Etiopia photo by Eric Laffourge


All’inizio lentamente, poi si accelera senza logica braccati all'improvviso si dividono in gruppi,uno stato di completa nullità, sconnessione dalla realtà. Niente domande, soltanto colpi grugniti e insulti sputi catarro e merda. Dopo, solo sguardi, in assoluto silenzio.
Alcuni si fermano davanti a un ammasso di metallo che fornisce un liquido nero e bollente  ,qualcuno accende strane micce di fuoco e aspira fumo. Ora l’odore di umani è forte una strana miscela di gas dolciastro misto a catrame e escrementi. Nessun cucciolo è visibile. Le femmine sono mascherate sembrano lanciare segnali erotici ma nessun maschio si cura di loro. Dopo un lungo corridoio. Cunicoli porte , scale nere come la pece ,alto sopra di lui una specie inquietante insegna luminosa tremolante e minacciosa. Cerca disperatamente di rimanere indietro ma è sospinto dalla calca di gorilla  mascherati . Solo gli occhi gelidi senza nessuna emozione Ah!… e gli occhi, gli occhi fanno male, raddoppiano lo spasmo!Vede occhi solo occhi. 
Indefiniti, verdi, grigiastri, azzurri, neri,in alcuni si vede chiaramente il terrore e, le mani, quelle mani ricolme dure, mani nate per produrre piene di rughe mani giovani ma già vecchie
segreti destini e anelli di mistero…tutte fasciate di guanti indefinibili mani che hanno hanno scordato le carezze.
All’improvviso un  forte rumore, sordo  .Le vibrazioni nel cuore. Avverte l’odore della paura, un suono cupo cadenzato ritmico e sgraziato, pulsano i ventri,tutto trema fino in fondo al cuore. Le orecchie
si perdono .Mille e più volte ancora. Si cerca la gola, i denti.la saliva acida e metallica 
Si strappa un unghia.
La vita, le mani. Un ago gli penetra dentro il cervello che lo avvolge, viene trascinato in uno spazio enorme. Da qualche parte, appeso, un orologio macina incessante il tempo.
C’è  qualcosa di antico e malvagio di mai visto in questa successione di eventi .
Un ché di oscurità che si diffonde.
Se gli dei sono morti dentro di lui, tutto è permesso.
L’ingranaggio corroso fila all’indietro. Un passo un altro passo
Dai contorni spuri di un ambiente mai visto riaffiorano i vecchi fantasmi di anime umane che vagano 
stanche. Insolenti. e beffarde 
sostanze proteiformi  mai concluse, l’uomo e la sua stirpe si appresta a produrre.


foto in attesa
 Semien Gelada photo in attesa


Una foresta di metallo. Una fiammante visione di potenza ,un Dio metallico che assoggetta tutti ivi compresa la Dea generatrice di vita.Amico qui si controlla il mondo è tutto imprigionato nell’energia elettrica della storia
Era in mezzo al branco ,ma era come se fosse solo,  il rumore sempre più intenso che divelte; che strappa, che stringe, che spalanca, che squarta, che penetra e s’inoltra Nuvole di vapore sembrava la nebbia , una foresta di tubi d’acciaio e plastica e infiniti fili di connessione che si perdono in binari di un mondo di ferro con esclusivi  colori grigio e nero-grigio.
Il capo branco enorme si individua subito e lui che prende decisioni è minaccioso non bisogna guardarlo negli occhi, con grida  grugniti e gesti divide impaziente la massa in squadre. Segue sono sol sette la squadra
Ora.si trova in una posizione assurda prende un oggetto aziona una leva,riprende l’oggetto e riaziona una leva, l’operazione si concludeva in pochi secondi... poi un altro oggetto e ...di nuovo lo stesso movimento per tutta la sua  fottuta esistenza .Tutto in lui è ermeticamente chiuso nel cuore che pompa invano,non può fermarsi .Sempre più veloce lo stesso movimento imprigionato in uno spazio assurdo, comincia a sudare , avanti e indietro, in secoli stellari,deve assolutamente pensare ad altro se no morirà.lo deve fare a poco tempo.
E gli occhi all’inizio vigili cercano un ricordo ma il cervello è vuoto, si rassegna non ci riesce sta per cedere. Sogni disciolti in lacrime e sospiri.
Ogni giorno è un giorno da sgravare. La rabbia impotente gli monta ma e come incatenato, vede i volti spenti degli altri ,chiede aiuto con lo sguardo ma tutti sono altrove, qualche femmina dalle occhiaie affossate cerca la sua attenzione senza tempo.Ormai è perduto non doveva finire così...
Scosso per le spalle da una mano pelosa , un odore famigliare gli riempie le narici.
Baboo! Babboo Babboooooo|
Sveglia! Un gemito gutturale nella luce brillante di un bellissimo sole in una valle dorata in fasci di colori, una mano lo accarezza dolcemente e un naso umido si avvicina al suo orecchio ,un alito caldo pieno di vita, il suo grido è di dolore senza fiato.Il suo suono finalmente libero ,solo gioia,solamente gioia.
Un paesaggio cosmico si perde a vista d’occhio, la rugiada mattutina vivida e scintillante di mille colori ,senza fiato incantato di ritrovarsi a casa. Terra rossa ed erba verde..



semien kiop
Semien Etiopia photo in attesa


Miksocratre
P.s. solo una bozza work in progress

mf

Il tempo della paura


"Mi piace la gente che sa ascoltare il vento sulla pelle,
sentire gli odori delle cose, 
catturarne l’anima. 
Perché lì c’è verità, 
lì c’è dolcezza, 
lì c’è sensibilità, 
lì c’è ancora Amore".
(Alda Merini)


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Market photo by Luca Gargano


Sono I tempi della paura.
Il mondo vive in uno stato di terrore, (...) e il vero autore del panico planetario si chiama Mercato.
Questo signore non ha nulla a che vedere con l'indimenticabile luogo del quartiere dove si va in cerca di frutta e verdura.
E' un onnipotente terrorista senza volto, che sta in ogni luogo, come Dio, e crede di essere, come Dio eterno.
I suoi numerosi interpreti annunciano: "Il Mercato è nervoso".
E avvertono: "Non bisogna irritarlo".
Il suo frondoso manuale criminale lo rende temibile.
Ha trascorso la vita rubando il cibo, assassinando lavori, sequestrando paesi e fabbricando guerre.
Per vendere le sue guerre, il Mercato semina paura. E la paura crea il clima. 
Eduardo Galeano.

curzio70
photo by Curzio70


Ciò che mediante il denaro è a mia disposizione, ciò che io posso pagare, ciò che il denaro può comprare quello sono io stesso, ossia il compratore.
Quanto grande è la forza del denaro tanto grande è la mai forza.
Così scrive Marx nei Gründrisse a metà Ottocento, e la situazione odierna non è affatto migliorata.
Il denaro è ancora il Dio che dotiamo di tutte le capacità e che può far tutto: creare, comprare, vendere, distruggere, appagare.
Altro che Cristo o Allah, il Dio-denaro è più potente e più onorato: è la suprema merce che sconvolge
gli equilibri naturali e la sola fede in cui si misura l’uomo, con un’unità per cui non è importante l’essere, ma l’avere.
Quanto grande è la forza del denaro tanto grande è la mai forza,
ed io per essere migliore devo avere solo più soldi. Questa è la nostra società.
Così noi siamo.
"Io sono libero quando non ho responsabilità, quando non mi impegno e quando non devo niente a nessuno.
La fatica fa paura, qui, dove tutto è veloce e deve esserlo, e la rifuggo, sia fisicamente che mentalmente."
E questa mentalità fa così parte della nostra mentalità e sensibilità che ormai anche la faciloneria è diventata
una categoria etica, ovviamente positiva: il Facile è il Buono.

La visione di Mosè e di Gesù di Budda, la visione di una terra giusta, di un amore per il prossimo, di un’universalità,
l’abolizione delle barriere fra paesi, classi, razze, l’abolizione degli odi tribali: questa visione era nobile–
siamo rimasti d’accordo su questo, vero? – un’immensa impazienza. Ma era anche qualcosa di più.
Era una sopravvalutazione dell’uomo.
Una sopravvalutazione forse fatale, forse insensata, eppure magnifica, giubilante, dell’uomo.
Il più grande complimento che gli sia mai stato fatto. La Chiesa ha ostentato un disprezzo tremendo per l’uomo.
L’uomo è una creatura caduta dalla grazia, condannata a trascorrere la sua sentenza a vita lavorando col sudore della fronte.
Polvere alla polvere. Per Gesù invece le sue capacità non conoscono confini, i suoi orizzonti, i balzi del suo spirito sono illimitati, o quasi.
L’uomo mira alle stelle. Non è infangato dal peccato originale ma è lui stesso l’origine. […] Sì, abbiamo sbagliato. Sbagliato mostruosamente, come dici tu.
Ma il grande errore, quello di sopravvalutare l’uomo, l’errore che ci ha traviato, è in assoluto la mossa più nobile dello spirito umano nella nostra tremenda storia.
Per me, per tanti prima di me, questo errore ha compensato le nostre mancanze. Ha trasformato la barbona ubriaca che sta qui davanti a noi in una cosa senza limiti.
Ogni mendicante è un principe di possibilità”.
Miksocrate


mf

Silenzio


sey7_miniphoto by Michele Fedele


MI PIACI SILENZIOSA


 Mi piaci silenziosa, perché sei come assente
mi senti da lontano e la mia voce non ti tocca.
Par quasi che i tuoi occhi siano volati via
ed è come se un bacio ti chiudesse la bocca.
Tutte le cose sono colme della mia anima
e tu da loro emergi, colma d’anima mia.
Farfalla di sogno, assomigli alla mia anima
ed assomigli alla parola malinconia.
Mi piaci silenziosa, quando sembri distante.
E sembri lamentarti, tubante farfalla.
E mi senti da lontano e la mia voce non ti arriva:
lascia che il tuo silenzio sia il mio silenzio stesso.
Lascia che il tuo silenzio sia anche il mio parlarti,
lucido come fiamma, semplice come anello.
Tu sei come la notte, taciturna e stellata.
Di stella è il tuo silenzio, così lontano e semplice.
Mi piaci silenziosa perché sei come assente.
Distante e dolorosa come se fossi morta.
Basta allora un sorriso, una parola basta.
E sono lieto, lieto che questo non sia vero.

P.Neruda


tàpperoDesert By Tapperoa


Amo Neruda .
Questa poesia ti fa immaginare una donna che guarda lontano racchiusa nel suo silenzio come una bellissima farfalla , di colpo capisci cosa ha visto il poeta. Comprendo ogni parola ,ogni pausa, ogni immagine,Il corpo di una donna e il silenzio e l’immortalità dell’essere silente e femmina, l’amore che ti fa vedere nelle persone più di quanto esse credano di avere.
La calma,la bellezza, la struggente malinconia e un pizzico di inquietudine.
Amare una donna nei suoi silenzi, nei suoi momenti assoluti, dire senza parole ma con le parole, essere dentro i suoi occhi.

Tutte le cose sono colme della mia anima
e tu da loro emergi, colma d’anima mia.
                                                                                                                                         
Arrivare a un amore infinito da rimanerne storditi.

Tu sei come la notte, taciturna e stellata.
Di stella è il tuo silenzio, così lontano e semplice.

Perdersi nella notte contemplare l’infinito di stelle Questa bellissima poesia penso sia stata scritta per la moglie in un momento di assoluto silenzio  quasi doloroso ma meraviglioso



Miksocarte



mf

Mik e la sua guerra psicologica



"In ogni conflitto, le manovre regolari portano allo scontro, e quelle imprevedibili alla vittoria.
Chi è abile nel sortire bizzarri stratagemmi è inesauribile come il Cielo,
la Terra e i grandi fiumi.
Giunto al termine riparte, come il sole e la luna; dopo morto rinasce, come le quattro stagioni."
Sunzi, L'arte della guerra (Ping Fa)

<>guerra


Sperimentazioni paradossali di possibili vie d’uscita e non perpetue assicurazioni
di salvezza da esistenze invivibili scritte da un Michele misterioso

Sono nato in un mondo, dove tutto cambia a una velocità spaventosa, in un paese in cui ho passato la mia
infanzia, cresciuto attraverso dolorose esperienze di lacerazione interiore il paese
in cui ho passato la mia infanzia, non sa più come si chiama. Non ho scelto di nascere e non
ho potuto evitare le “trappole della vita”: il tempo, lo spazio, il caso.
La miscela esplosiva all’inizio casuale
si è trasformata progressivamente in catena di bisogni
inesorabili e di condizionamenti gravosi.

Che cosa c’è nel mio nome? Quando da bambino ricopiavo con ammirazione e stupore le sillabe che racchiudevano
il mio nome e cercavo di indovinare quali presagi poteva racchiudere la sequenza sonora, e il disegno fantastico
delle lettere. Mi hanno detto:<<Michele, questo è il tuo nome >>Il che significa che appartiene solo a me e che
resterà mio anche quando l’età avrà cambiato perfino la forma del mio corpo, del mio volto e delle mie mani.
E quando alla fine, dopo che tutto avrò restituito il nulla resterà di me, solo una vecchia iscrizione
su un registro dello stato civile o  una cifra tra i segni,
in una la lapide di un cimitero per i posteri.


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. . La natura mi ha inchiodato a precise fattezze fisiche e ascendenze famigliari, la società pretende di rinchiudermi in determinati parametri e leggi.
Entrambe cospirano nel trasformarmi in “individuo” sempre presente lucido, compatto ma soprattutto sempre uguale e responsabile
a cui imputare ogni azione. Il nome mi elargisce il certificato di esistenza e l'accesso al credito, ma in realtà serve soprattutto per non mettere in pericolo
gli equilibri collettivi concordati, quasi un sigillo di responsabilità. Faccio parte di  gruppo animale  costretto a sanzionare i meccanismi di riproduzione
mimetica e di attribuzione dell’identità. La mia personalità è il passaporto ,soltanto un modo di costruire me stesso
provvisorio,un artificio interiore e convenzionale frutto di segrete tendenze un “Michele” d’incosciente imitazione.
Ogni mia conoscenza è del resto  una costruzione umana o una “finzione” e nella normalità , ogni volta si adatta alle mutevoli divergenze come un camaleonte impazzito.
Sono queste le assurde costruzioni per operare  a possibilità di senso del mondo. A esse non corrisponde che la mia volontà di edificarlo , e di conseguenza,
arrivo a conoscere soltanto quello cui riesco a dare forma. Pregno di ambiguità che intrattengo con me e con gli altri.
Sembrerebbe una cosa mostruosa ma questa è la condizione di ognuno di noi stabile e inmutevole .
 Io “sono Michele” ma son anche una moltitudine di “altri Michele” repressi assopiti ribelli e dimenticati.
Costantemente impegnato
in una guerra psicologica con i miei ospiti.
Sono fantasmi simpatici, sgraditi, geni, romantici, poeti, musicisti, operai capaci di gesta eccezionali ma anche nefandi follie.
Quando Michele principale quello che comanda s’indebolisce o si frantuma, gli altri Micheliani esasperati dal lungo
esilio gli rivelano senza pietà la falsità e la meschinità della sua dittatura feroce e lo sostituiscono provvisoriamente.
La cosa affascinante che il Michele principale pensa di conoscersi e di conoscere molto bene i suoi ospiti ,e addirittura crede all’immagine molte volte errata che Mik e gli altri hanno di lui.
Una confederazione instabile di anime sotto un Io egemone.
La sua “normalità”, mentale, o “morale”non rappresenta solo che una piccola
parte di un risultato faticosamente raggiunto e virtualmente precario giacché il suo mantenimento esige un enorme dispendio di energie.
Nel suo cervello non vi è una pacifica convivenza ma una guerra civile senza esclusione di colpi, con un io tiranno che secondo le necessita
si allea ora con l’uno o con l’altro divide et impera, certo una lotta giustificata perché non spontanea giacché consapevole somma e confluenza di condizionamenti fisici e sociali secolari.
Tutta una finzione che cancella consapevolmente la vera essenza della sua persona.
Un vaso di Pandora ben sigillato.
A volte Michele ha la possibilità ,la fortuna o disgrazia di perdere contro i Micheliani ribelli,cede e come, un fiume in piena
travolge tutto e le sue rovinose ondate scombussolano il suo mondo, ed è allora che finalmente dopo aver quasi distrutto temporaneamente ogni conflitto,
raggiunge una conoscenza terribile ma incredibilmente vera in cui ciò che lo trattiene al quieto vivere, svanisce , e
finalmente dopo aver quasi distrutto temporaneamente ogni conflitto, scopre che si può vivere senza sentirsi un altro.
Dimessosi da se stesso, uscito dal gioco delle parti, diventato una maschera nuda,rinuncia alla finzione e all’assurdo lascia che entri in lui
la serena e calma determinazione di essere vero.
Un nuovo essere finalmente
in comunione con la natura che ha ritrovato la pace nel contatto con l’oceano stupendo della vita.


saifur

Per un attimo senza più la guerra.
Un umile abdicazione al proprio trascorso. Non più una marionetta cui è affidata una seconda parte monotona e assurda.
il rovescio della medaglia, agli occhi degli altri significa essere schedati come pazzoidi, portatori di un berretto
a sonagli,imprevedibili. Pericolosi divulgatori delle segrete verità di ciascuno che minano la civile convivenza.
Per un attimo senza più la guerra. 
Una volta riappacificato il pensiero e alleviato il senso di vertigine può assaporare finalmente la freschezza del proprio
nascere e morire in ogni momento, e perdersi e ritrovarsi nell’incostante provvisorietà e squilibrio del tempo.
Solo un attimo.
L’esistenza non è più insensata ma zampilla ininterrottamente, ricadendo su se stessa e modificando come l’acqua in un continuo di variazioni  musicali.
E finalmente
 nella contemplazione del mondo si gusta , la deliziosa danza della regressione al regno minerale o vegetale , ricominciando ogni giorno a nascere con un vero inizio

Miksocrate





mf

Bici Soul

MOVIMENTI DELL'ARIA
Nell'ombra della notte si ritorna soli
È l'ora che preferisco per viaggiare in bicicletta,
al raggio delle stelle su la strada vuota, per la bianchezza della quale l'occhio vede
da lungi sicuramente.
Dove si corre?
 Alfredo Oriani, La bicicletta, 1902

    Welland (Ontario) bandiera Canada Flag of Ontario.svg Ontario 179 m s.l.m. 

Coordinate: 42 ° 59 '0 "N , 79 ° 14 '0 "W 



ahron
Cuba Ahron de Leeu




La costruzione del canale Welland (1932), permise alle lamprede di mare, in fase di migrazione riproduttiva, di aggirare l'ostacolo delle Cascate del Niagara
e arrivare quindi ai Grandi Laghi: gli esemplari nati sul luogo non riuscirono più a tornare in mare e si adattarono al nuovo habitat diffondendosi enormemente a spese dei Salmonidi locali.
Questi parassiti succhiano il sangue dei pesci più grossi, come la trota e il salmone, uccidendoli. In questo modo i pesci più piccoli rimangono senza
predatori naturali, e aumentano a dismisura. A quel punto il plancton non basta più, e milioni di questi pesci muoiono di fame.
Per caso vi ricorda qualche altra specie?




Una specie o impara da se a contenere la propria crescita, oppure ci pensano malattie, carestie e purtroppo la guerra.
Ormai non credo più alla grande bugia che l’uomo possa produrre all’infinito automobili e moltiplicarsi senza autodistruggersi.
Non è questione di essere innocenti o colpevoli<< da un punto di vista morale i dinosauri non erano né buoni ne cattivi>>.
Il fatto di trovarsi a Parigi o a New York non fa più nessuna differenza, la globalizzazione sta scientificamente diffondendo forme di vita in franchising,
i posti diventano tutti uguali, i ristoranti cinesi, i McDonald’s e le automobili sono i veri abitanti di questo pianeta.
Gli indigeni, i luoghi tutto ciò che di unico esiste scacciato via per far spazio alle nuove strade al cemento, i centri sempre più lontani le periferie infinite,
una monocultura dove l’animale uomo vive per la maggior parte del suo tempo rinchiuso in una scatola di metallo. Alla fine le uniche biodiversità che rimarranno saranno la Coca e la Pepsi
e l’automobile. Le città ormai sono camere a gas e incubi ad aria condizionata, le automobili hanno occupato gran parte dello spazio
che dovrebbe essere riservato a una convivenza vitale e piacevole. Nelle agende di nessun governante del pianeta è prevista l’eliminazione totale
del traffico privato, ci stiamo suicidando e uccidendo gli altri esseri, il pessimismo non attecchisce più, vi è come una rassegnazione ma forse questo è il nostro
destino naturale, la distruzione sistematica e la visione sadica dell’abisso. Dalle rovine se riusciremo a sopravvivere, finalmente, ebbri riconosceremo la nostra potenza.
L’automobile espropria secoli di diritti d’uso che garantivano fiere, mercati, socialità. Basta guardare gli spot che la tv ci propina rubando le più belle canzoni della nostra generazione
trasformate in jingle, dove l’auto è proposta non più come mezzo di locomozione ma come un opera d’arte,  insieme  ti vendono una marea di accessori come che ti serviranno per tutta la tua esistenza
Giganteschi SUV con l’aria condizionata che scorrazzano con i vetri oscurati in un mondo irreale.



Cosa faccio qui?


L’esistenza è pura immaginazione
Miksocrate


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Eric Lafforgue


Il senso della vita come dice una canzone di Vasco non ha senso.
Nonostante la bestialità dell’esistenza,l’opzione consiste nel cercare il senso nella vita stessa,malgrado tutte le avversità e le cose deprimenti.
Si tratta  in fondo dell’opzione dell’accontentarsi di ciò che offre l’esistenza quotidiana.
Per noi umani il mondo ha già abbastanza senso:è il mondo dei gesti , delle esperienze abituali  e delle lacrime a volte persino banali.
Nell’opzione radicata o immanente ,il sorriso di un bambino, la grazia di una ballerina, il suono di una voce,i movimenti dell’amante, persino



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Eric Lafforgue



l’alternarsi di luci e ombre o il mormorio dell’oceano danno un senso a questa vita.
C’è chi lo trova poi nell’attività sfrenata  o nel successo:conquistare la cima di una montagna ,suonare la chitarra fare i cento metri in otto secondi…
Sono cose che durano solo il breve tempo della loro esistenza, ma non per questo sono prive di senso.
Un sorriso non deve necessariamente durare in eterno per trasmettere ciò che vuole comunicare.


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Eric Lafforgue


Non esiste nulla al di là degli eventi che formano la nostra esistenza,
così come non esiste un obbiettivo a cui tendano tali  eventi, anche se è proprio al loro interno che possiamo trovare qualcosa
di prezioso - un valore –un significato.
Non esiste un senso della vita: una vita può richiudere più di un senso.
La vista di uno squalo o di un falco possono costituire un sollievo temporaneo nell’esistenza di tutti i giorni.
Ma c’è una cosa meravigliosa che solo noi umani possiamo usare in esclusiva:l’immaginazione che bella parola,
che ci dà l’opportunità di estraniarci espande la portata della nostra comprensione e della nostra conoscenza.
Le fantasie che scatena, i sentimenti e le sensazioni che ispira appartengono sempre a questo mondo, nel migliore dei casi pur lasciando il mondo uguale a prima.
Vedere da una prospettiva meno egocentrica, impedendo ai nostri problemi di monopolizzarci.
Forse tali esperienze hanno il diritto di essere definite spirituali,anche se il termine non mi piace in quanto ha sofferto così a lungo la prigionia della religione
con il risultato che è difficile parlarne senza imbarazzo.
Gli esseri umani sono fatti per vivere nel presente e io aggiungo con la fantasia e l’immaginazione ;
la strada verso la saggezza, sta nel ricordarcelo, il che è anche la cosa migliore che possiamo fare.
Ma tornando all’immaginazione ieri sera ho fatto l’amore con Penelope Cruz e posso dire che questa vita ha  un senso


mashroor Nitol
Mashroor/Nitol

"Se non lo faccio io, chi lo farà?
Se non lo faccio ora, quando sarà il momento di farlo?
E se lo faccio per me, chi sono?"
E’ in queste tre domande l’essenza della logoterapia (o analisi esistenziale)
La prima dice: io sono insostituibile, unico, non posso delegare (se io non sarò me stesso, chi lo sarà per
me? ) ; la seconda: ogni momento è irripetibile, poi passa, è perduto,per sempre, non c’è più; la terza: se
faccio una cosa solo per me, tradisco la mia natura umana che è fatta per trascendersi, andare oltre.
Schematicamente, ecco il massimo di responsabilizzazione e di impegno per la vita:
Chi, se non io?
Dove, se non qui?
Quando, se non adesso?
Per chi, se non per altro? Per un amore, per un opera, per Dio, per una causa, per un senso fuori di me...
Ecco gli interrogativi di base che ogni persona ha da porsi per mettersi autenticamente alla ricerca di un
significato della vita.


Miksocrate




mf

Scrittori della luce




Per un motivo o per l'altro, sono un triste esiliato.
 In un modo o nell'altro, viaggio con la nostra terra e continuano 
a vivere in me, laggiù, lontano, le essenze longitudinali della mia patria. 


P. Neruda


Viaggiare è come sognare: la differenza è che non tutti, al risveglio, ricordano qualcosa, mentre ognuno conserva calda la memoria della meta da cui è tornato.
Edgar Allan Poe

Che cosa dicono queste fotografie?
Dicono semplicemente il ricominciare perpetuo del tempo-niente altro.
Il tempo che strappa e distrugge ma che intanto inconsapevole 
apre una piccola breccia nello spazio soffocante del mondo.
Una fessura. È la luce, dove con arroganza, s’insinua la bellezza di
queste fotografie per dare un significato possibile di una vita nuova.

il buddismo zen chiama "satori"il lampo che squarcia il velo opaco dei fenomeni
abbandonando la coscienza a un 'estasi senza contenuto.la mente si spoglia di
ogni illusione, accerta che tutto intorno a lei sia votato a perdersi, accetta la sconfitta
e vi scopre la forma adeguata della propria gioia


eric L.
 Etiopia Eric lafforgue


Tutti noi, scriviamo per noi stessi, nel sogno, 
le storie più assurde, strampalate surreali e fantastiche. 
Ognuno di noi visita, senza averne una mappa, questa vera
 e propria foresta incantata che è l'onirico.
 La maggior parte al risveglio non porta con sé nessun ricordo
 di questi viaggi, o al massimo conserva qualche confuso lembo di immagine. 
Gli artisti invece, evidentemente, ricordano.
 Spesso le loro opere partono proprio da una visione 
onirica, che poi è sviluppata, elaborata, amplificata.




enric
Harar Etiopia Eric Lafforgue.




gargano
 Polinesia Luca Gargano



6875ul
Bangladesh Sheik



gtyf658mki4
S. M, Rafi




HararJugol
Harar EtiopiaAhron de  Leewu




Shik890
Sheik







Miksocrate




mf
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